11.21.2013

Edilizia: si riparte dall'ambiente (1/2)

LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
  
Innovazione, riqualificazione, efficienza energetica e sicurezza del patrimonio edilizio per uscire dalla crisi.
 
La crisi drammatica che dura da sei anni e che ha portato nel settore edilizio alla perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro e alla chiusura di 12mila imprese può essere sconfitta "non con l'ennesima richiesta di finanziamenti pubblici, ma grazie a un chiaro e radicale cambiamento delle politiche che regolano il compartimento dell'edilizia". Questa la richiesta di Fillea Cgil e Legambiente al Governo espressa nel secondo rapporto dell'osservatorio congiunto delle due associazioni (qui il pdf) "Costruire il futuro, innovazione e sostenibilità nel settore edilizio", presentato oggi a Roma e che ha visto la partecipazione del Ministero dell'Ambiente e di numerosi presidenti ed assessori di giunte regionali.
    Le due associazioni ricordano che l'Unione Europea, con la nuova programmazione dei fondi europei 20142020, vuole spingere proprio in questa direzione e con le Direttive 2012/27 e 2010/31 ha fissato la visione e le scelte da intraprendere per fare dell'efficienza energetica la chiave per una riqualificazione diffusa e ambiziosa del patrimonio edilizio italiano. "Un'occasione che non deve essere sprecata – sottolineano Fillea e Legambiente nel rapporto - e dove è importante costruire un'alleanza che coinvolga tutti i soggetti sociali e imprenditoriali, politici e associativi che vogliono puntare a fare dell'efficienza energetica e statica del patrimonio edilizio la leva per uscire dalla crisi, creando occupazione (si stima almeno 600mila posto di lavoro) e nuove opportunità per le città italiane".
    Secondo le stime del rapporto, le risorse che si possono mobilitare per l'efficienza energetica sono almeno 7 miliardi di euro. Risorse che "sarebbe irresponsabile sprecare, perdendo l'occasione di riqualificare finalmente il patrimonio edilizio esistente con interventi per l'efficienza energetica e la sicurezza antisismica, migliorando la qualità dell'abitare e dimezzando i consumi e le spese in bolletta per i cittadini".
    Fillea e Legambiente sottolineano l'importanza dell'innovazione ambientale: "Nessuno può seriamente sostenere che si possano recuperare quei livelli occupazionali ritornando semplicemente a fare quello che si faceva in Italia fino al 2008. Ossia costruire nuove abitazioni al ritmo di 300mila all'anno, con oltretutto la beffa di non aver contribuito in alcun modo a dare risposta ai problemi di accesso alla casa e invece prodotto un rilevantissimo consumo di suolo".
    "La strada per tornare a creare lavoro esiste – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza nel corso del convegno di presentazione del rapporto - e in altri Paesi ha portato a creare molti più occupati della gestione tradizionale, perché è una strada che punta su una innovazione in edilizia che incrocia il tema energia e la nuova domanda di qualità delle abitazioni e di spazi adatti alle nuove famiglie. Una volta tanto l'Europa ci fornisce sollecitazioni ed indicazioni non solo per l'austerità, ma anche per imboccare un possibile sviluppo e, in questo caso specifico, rilanciare il settore, non più occupando suolo agricolo, ma riqualificando le città in funzione dei bisogni diffusi dei suoi abitanti e quindi creando un nuovo mercato, compatibile con la salvaguardia del territorio e dei suoi delicati equilibri".
     "È quanto ci dice la Direttiva europea 2012/27 – prosegue Cogliati Dezza - che prevede impegni chiari e vincolanti da parte degli Stati per fare dell'efficienza energetica la chiave per una riqualificazione diffusa e ambiziosa del patrimonio edilizio. Come la nuova programmazione dei fondi europei 20142020 che vincola una quota significativa dei finanziamenti proprio per questo tipo di interventi. Come, ancora, i programmi per le Smart city e gli ecoquartieri. Per l'Italia è una occasione straordinaria per avere finalmente politiche coerenti, ma serve un PON per le città che assolva al ruolo di "cabina di regia" tra competenze sparse su più ministeri e diversi livelli istituzionali, per ridare centralità alle politiche urbane, anche in funzione anticrisi, rilanciando gli interventi dentro le città, ripensando gli edifici e riqualificando gli spazi urbani".
     "In questi anni si è perso troppo tempo" ha dichiarato Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil. "I governi hanno agito o nella direzione di favorire il rafforzamento di una idea di edilizia speculatrice e divoratrice di territorio (le logiche delle sanatorie, dell'abbassamento dei vincoli edificatori e delle regole) o, nel migliore dei casi, con poco coraggio, come dimostra la legge di stabilità in discussione in Parlamento (incentivi non strutturali e assenza di una politica industriale capace di sostenere un processo di riconversione alla sostenibilità delle imprese del settore)".
    Schiavella chiede quindi "un vero e proprio salto di qualità per trasformare la crisi strutturale e congiunturale che sta attraversando il settore in opportunità concreta per rimetterlo sul binario della regolarità, della legalità e della sostenibilità ambientale e sociale. Un salto che sarà possibile solo se tutti gli attori faranno la propria parte. A cominciare dal governo, il cui ruolo è quello di dare l'orizzonte strategico, impegnare risorse in questa direzione e stabilire regole per accompagnare e sostenere questa 'rivoluzione' del modello produttivo italiano delle costruzioni". "Occorrono dunque decisioni politiche – prosegue il segretario Fillea – per accompagnare questo cambiamento e il coraggio di chiudere le porte con le stagioni dei condoni e di un edilizia caratterizzata da forte presenza di lavoro nero e dove continuano ad esserci troppi omicidi sul lavoro".
    Il problema – ricordano le due associazioni - è che oggi vi è una totale confusione di responsabilità rispetto a chi si debba occupare di efficienza energetica tra Ministero delle infrastrutture, Ministero dello sviluppo economico, Ministero dell'Ambiente. Se questa situazione non cambia i fondi strutturali 20142020 faranno la stessa fine di quelli delle programmazioni precedenti, perdendo l'occasione di farli diventare una vera leva di sviluppo. Le stesse Regioni non hanno ancora compreso come occorra cambiare priorità di intervento e strategie, altrimenti le risorse europee vincolate all'efficienza energetica saranno sprecate.
    Per Fillea e Legambiente è "indispensabile" una regia nazionale che scelga e coordini gli interventi prioritari: "per questo chiediamo al governo Letta di istituire un PON nazionale sulle città per coordinare interventi e risorse da parte di Ministeri e Regioni". Per la riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico – si legge ancora nel rapporto - la Direttiva stabilisce che dal gennaio 2014 ogni anno siano realizzati interventi di ristrutturazione in almeno il 3% delle superfici coperte utili totali degli edifici riscaldati e/o raffreddati di proprietà pubblica per rispettare almeno i requisiti minimi di prestazione energetica della direttiva 2010/31 con l'obiettivo di svolgere "un ruolo esemplare degli edifici degli Enti pubblici". Questo è un cambiamento enorme, che va accompagnato con risorse e obiettivi, analisi e audit del patrimonio, azioni di risparmio energetico e di efficienza del patrimonio edilizio, cambiamenti nei sistemi di gestione dell'energia. (1/2 -Continua)