12.13.2012

SATIRA ECONOMICA ; Beautiful bond

Cari amici europei, eccovi una storia dagli States che trovo alquanto istruttiva.
Ridge Forrester è il proprietario del Bar Beautiful di Los Angeles, un locale in cui si beve forte. Rendendosi conto che quasi tutti i suoi clienti, per lo più ex youppies, sono rimasti ormai senza occupazione, Ridge capisce che ridurranno le consumazioni e le frequentazioni.
Escogita allora un piano di marketing, che consente di bere subito e pagare in seguito. Colloca sul bancone un iPad sul quale si possono segnare le bevute a credito. L'iPad registra in automatico i crediti sui conti del bilancio aziendale, che registrano un notevole incemento delle attività.
La formula "bevi ora, paga dopo" è un successone: la voce si sparge, gli affari aumentano e il bar di Ridge diventa il più importante di Los Angeles.
Ridge ogni tanto ritocca i prezzi, ma nessuno protesta, visto che nessuno paga: e il fatturato aumenta ancora.
La banca di Ridge esamina la situazione. Il fido è garantito dai crediti verso clienti. Collaterale di garanzia. L'Ufficio Investimenti Finanziari propone a Ridge di utilizzare l'utile come garanzia per emettere obbligazioni da collocarsi sui mercati internazionali.
Nascono i Beautiful bonds.
E sono subito un successo. Ottengono un rating allineato a quello della banca emittente: AA1 da Moody's, AA+ da S&P e Fitch. Gli investitori non hanno la sensazione di possedere carta straccia appesa precariamente ai debiti di ubriaconi subprime.
I Beautiful bonds rendono. Tutti li comprano. Il loro valore sale.
Arrivano i gestori dei Fondi pensione, attratti dall'irresistibile combinazione di alto rating, alto rendimento e quotazione in continua crescita. Per soddisfare la gran richiesta dei portafogli azionari nascono nuove emissioni: i Forrester Bonds, i Marone Bonds, i Brooke Bonds e così via.
I dirigenti della banca registrano plusvalenze pazzescche. Incassano bonus milionari. Si ritirano a vita privata.
Alla filiale di Ridge arriva un nuovo direttore, un contabile. Il quale, fiutando aria di crisi, tanto per non rischiare, riduce il fido del Bar Beautiful chiedendo al titolare di rientrare per la parte in eccesso al nuovo limite.
Ridge, per trovare soldi, incomincia a chiedere ai clienti di restituire i debiti o almeno di pagare le nuove consumazioni. Il che è ovviamente impossibile essendo loro degli ex youppies disoccupati alcolizzati che si sono bevuti tutti i risparmi, incluso il capital gain dell'abitazione che gli è stata frattanto requisita e infatti vivono al bar di Ridge scolando Dimple e Glendronach una bottiglia dopo l'altra.
La richiesta di riscossione induce un fuggi fuggi generale.
Ridge non rientra sul fido. Il conto gli viene bloccato. Il bar sembra destinato al fallimento. Ridge si reca al Bar Forrester, gestito dal vecchio Eric.
Lì Ridge si prende una sbornia colossale, insieme a Brooke, che è la sua ex fornitrice di acque minerali e anche la sua ex moglie. Brooke è stata anche la ex moglie di Eric, con il quale ora – dopo molte traversie e sei altri matrimoni – si è risposata, anche se sta per lasciarlo. "Non lo sopporto più!", confessa Brooke a Ridge tra le lacrime.
Il vecchio Eric sa che Brooke non sopporta più i suoi modi "da oste di periferia". Vorrebbe trattenerla. Firma perciò un oneroso contratto per l'acquisto di un sontuoso edificio al centro di Los Angeles.
Brooke e Ridge – ignari di ciò – salgono in macchina compleatamente ubriachi e si recano in banca per chiedere soldi o almeno dilazioni. Eric li pedina e quando giunge in banca apprende la notizia che il valore dei Beautiful bonds è crollato.
Eric cade nella più nera disperazione perché capisce che la banca entrerà a sua volta in crisi di liquidità e ovviamente congelerà ogni attività creditizia: niente più prestiti alle imprese: "Proprio ora che ho firmato l'atto di compravendita!".
Riunione di famiglia. Tutti i Forrester realizzano che l'attività economica locale è virtualmente paralizzata. Decidono di rastrellare denaro presso i fornitori. Ma questi si ritrovano in grande imbarazzo non tanto per i crediti inesigibili presso Ridge, quanto soprattutto perché la banca ha decurtato il fido anche a loro e non sanno come fare. Pensano, a malincuore, di rivendere i Beautiful bonds nei quali avevano investito. Arriva la notizia che i Beautiful bonds non valgono più nulla. A questo punto non sanno più come pagare i grossisti. Idem con patata per i grossisti verso gli importatori. Una catastrofe economica incombe sull'intera zona. Per fortuna la banca viene salvata da un mega prestito governativo senza richiesta di garanzie e a tasso zero.
Il mercato, che si regola da sé, trae i giusti insegnamenti da tutto ciò: l'unica è investire i propri soldi in titoli bancari, dice Eric alla riunione dei Forrester. Mentre il vecchiio pronuncia queste parole il figlio di Brooke ed Eric, Rick Forrester, entra (in ritardo) nella saletta e riferisce stralunato le breaking news della CBC: pare che il sistema bancario globale sia. . . sottocapitalizzato!

Cari amici, è una storia vera, di quelle che solo la vita sa raccontare!
Un caro saluto dagli States dalla vostra
Christina Anguillera, Los Angeles

Sono in crisi? Faccio un debito e mi pago i dividendi

In giro sembra esserci una gran voglia di "sbornia bond"
nella speranza che "l'oste" non chieda mai il conto finale.

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)
e Paolo Raimondi, Economista


La persistente recessione ha ridotto i mercati incidendo anche sui bilanci delle imprese e delle famiglie. Il costo del denaro vicino allo zero negli Usa e in Europa, tiene bassi i tassi di interesse delle obbligazioni e degli altri titoli. A seguito di ciò, da mesi molti fondi equity (quelli che investono principalmente in azioni), per poter remunerare i "capitali di ventura" che gestiscono, hanno sviluppato un forte appetito al rischio.

Stanno rilanciando in grande alcune delle più spericolate operazioni di ingegneria finanziaria.

Se le imprese non producono profitti, perché non fare dei debiti e poi utilizzare i soldi incassati per pagare lauti dividendi ai fondi equity azionisti?

Tra queste, una delle alchimie più velenose è il "dividend recap", cioè la ricapitalizzazione dell'impresa con emissioni di bond, gran parte delle quali destinata a pagare i dividendi.

Un'impresa normale e virtuosa di solito raccoglie nuovi capitali sul mercato attraverso il credito bancario, l'emissione di obbligazioni, ecc, per modernizzare i suoi impianti, per investire in ricerca o per far crescere la sua produzione e le vendite. Lo scopo evidente è quello di rendere meglio funzionante e più competitivo il suo sistema produttivo per aumentare la sua fetta di mercato e quindi anche i legittimi profitti.

In tal caso chi lavora nell'azienda potrà godere anche di un premio di produttività e gli azionisti potranno ricevere un dividendo in proporzione ai profitti fatti.

Il "dividend recap" è invece un modo per "truffare e inquinare" il sistema economico e distribuire profitti mai fatti.

Negli Usa, nel solo periodo gennaio-ottobre, sarebbero state fatte circa 70 operazioni di "junk bond" che hanno dato artificialmente origine a oltre 30 miliardi di dollari di dividendi "allegri". Certi analisti definiscono il 2012 come "l'anno dei dividendi"!

La novità è che le imprese che vi hanno partecipato non provengono tutte dai settori speculativi dell'economia. Per esempio, è stata coinvolta la più importante catena ospedaliera privata americana, la Hca Inc., con quasi 300 tra ospedali e centri di chirurgia distribuiti in una ventina di stati. Vi sono poi la Domino's Pizza, che nei mesi passati ha acceso un nuovo debito per 1,675 miliardi di dollari "garantito" da derivati "asset-backed security", la Booz Allen, una grande società di consulenza tecnologica, la Homeward Residential, che gestisce ipoteche immobiliari ed altre società.

Non è noto a tutti che queste imprese in passato, prima del 2007, furono oggetto di "leverage buyout", furono cioè acquisite attraverso operazioni di finanza strutturata da alcuni fondi equity aggressivi. Essi, con un capitale di base limitato, usarono una elevata leva finanziaria di creazione di debito per portare a termine le acquisizioni.

In altre parole, certi fondi hanno acquistato società senza avere tutte le risorse proprie necessarie ricorrendo ad indebitamente attraverso la sottoscrizione di prodotti finanziari speculativi in derivati.

La "scommessa" su cui hanno puntato è stata la convinzione che l'acquisizione stessa avrebbe generato grandi profitti per ripagare anche gli impegni finanziari assunti e i debiti accesi.

Ciò spiega, almeno in parte, il meccanismo di creazione dei junk bond emessi per pagare i dividendi. Non a caso sono chiamati titoli spazzatura, in quanto tutti conoscono il loro bassissimo rating.

Il quesito che si pone è: perché simili titoli trovano compratori? La risposta è molto semplice: spesso chi compra fa parte della rete di quei fondi equity che riceveranno i dividendi. Di solito per questi bond, dato il loro alto rischio, la società emittente è tenuta ogni anno a mettere a bilancio interessi alti da pagare, non meno dell'8-10%. Quindi per gli speculatori i benefici a breve sono tanti. Si scommette sul rischio di default o sul suo salvataggio grazie agli interventi pubblici.

Naturalmente vi sono anche i classici "polli da spennare", cioè i normali risparmiatori ai quali viene offerto un titolo strutturato ad un tasso di interesse più attraente, nella cui pancia vi sono titoli solidi ma anche una parte di questi junk bond.

Ancora una volta quindi siamo di fronte agli stessi comportamenti irresponsabili e non sanzionati che hanno scatenato la grande crisi del 2008.

Operazioni di "dividend recap" stanno cercando di prendere piede anche in Europa, anche se, per fortuna, dei maggiori controlli le rendono più difficili.

In giro sembra esserci una gran voglia di "sbornia bond" nella speranza che "l'oste" non chieda mai il conto finale ai suoi clienti ubriaconi.

Come si vede certi fondi speculativi di private equity si pongono ormai ai margini del sistema finanziario. Sfruttano tutti i mezzi disponibili, le aree grigie e la mancanza di regole stringenti, tanto da diventare macchine di "distruzione economica di massa".