5.29.2016

Barbagallo (UIL): "Cambiare la filosofia economica dell’Europa"


Barbagallo: Cambiare la filosofia economica dell'EuropaPer l'Italia 14 mld circa in più da spendere in deficit, ma anche un richiamo alla necessità di non scostarsi dagli obiettivi di correzione dei conti. Bruxelles ha concesso la tanto agognata 'flessibilità', ma la prossima finanziaria parte già da 10 mld di tagli (o nuove tasse). "Se mi si chiede che penso dei 14 miliardi di flessibilità che ci concede Bruxelles – commenta il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo – dico che sono pochi e sono anche a debito. Non si può continuare così".
 
Intervista a Carmelo Barbagallo, Segretario generale della UIL
a cura di Carlo Correr
 
"Se mi si chiede che penso dei 14 miliardi di flessibilità che ci concede Bruxelles, dico che sono pochi e sono anche a debito. Non si può continuare così. Bisogna cambiare la filosofia economica dell'Europa. Se si deve sempre pregare la Commissione europea, si può anche morire di austerità. Non mi sembra proprio la strada giusta". Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil dal novembre 2014, non ha dubbi nell'indicare l'alternativa ed è uno che ama parlare chiaro. "Renzi ci dice di guardare a quello che ha fatto Obama per rilanciare l'economia, ma poi si piega ai voleri della Merkel. Così non funziona. In Germania hanno appena firmato l'accordo con l'IG Metall (il sindacato dei metalmeccanici, ndr) per un aumento medio dei salari del 4,8% mentre il Governo farà crescere pensioni e stipendi dei dipendenti pubblici per ridare potere di acquisto ai tedeschi. Allora se vogliamo davvero guardare alla Germania, dobbiamo cominciare a dire a Federmeccanica che ha sbagliato strategia. E poi dobbiamo dire al nostro Governo che bisogna smetterla di fare interventi settoriali".
    E invece?
    Invece servono investimenti pubblici e privati per rilanciare l'economia, soprattutto al Sud, perché dobbiamo eliminare le condizioni che spingono i nostri giovani a emigrare in cerca di lavoro. Dobbiamo fermare l'emorragia di giovani laureati. Un ricercatore ci costa 800 mila euro di istruzione pubblica e se lo si lascia andar via a lavorare all'estero, si produce un danno irreversibile al Paese. Parliamo di cosa fare e come sindacato siamo disponibili a discuterne subito.
    Ma il Governo qualche cosa ha fatto per rilanciare l'economia e l'occupazione. Gli 80 euro, i bonus cultura da 500 euro ai giovani diciottenni, agli insegnanti e forse anche il raddoppio del 'bonus bebè'…
    Se ci avessero interpellato gli avremmo detto, per esempio, che dare 80 euro a una famiglia con tre redditi e non darla a una monoreddito, perché supera di poco la soglia per averne diritto, serve a poco e si traduce perfino in un impoverimento di quelli che possono contare su un solo stipendio, soprattutto nel Mezzogiorno. 
E adesso anche con i 'bonus bebè' … a parte il fatto che sembra di assistere a una gara di go kart con stop & go continui, oggi l'annuncio e domani la smentita, se si vuole sostenere davvero la famiglia, allora bisogna dargli i servizi. Per sostenere una politica di sviluppo demografico, è molto meglio un posto gratuito in un asilo nido, che a Roma ad esempio costa da 400 a 600 euro al mese, e poi bisogna dare la certezza del lavoro che vuol dire sicurezza economica. Oggi con una media di 1,34 figli a coppia, siamo un Paese destinato all'estinzione e non mi pare che il 'lascia o raddoppia' dei 'bonus bebè' sia un gran rimedio.
    Redditi, ma c'è la deflazione e a qualcuno sembra un obbiettivo far crescere i prezzi al consumo e si dimentica che questo forse vuol dire tagliare i debiti dello Stato e dei privati, ma anche il reddito fisso di pensionati e salariati. Una redistribuzione di ricchezza al contrario mentre servirebbe accrescere i redditi fissi per far ripartire i consumi…
    Certo, infatti nella nostra proposta di modello contrattuale abbiamo inserito l'indicatore del pil non quello dell'inflazione. Per creare ricchezza bisogna anche distribuire quella che c'è. Invece chi crea ricchezza la esporta a Panama … Sarà banale, ma se non si fa crescere il reddito di lavoratori e pensionati, se non si rinnovano i contratti nel pubblico né nel privato, non si ridistribuisce la ricchezza e non si alimentano i consumi, il mercato interno rallenta e si ferma tutta l'economia. L'aumento delle retribuzioni non è mai stato così basso nel nostro Paese negli ultimi 36 anni! Per tornare al bonus di 80 euro, lo sa che fine hanno fatto? Se li sono mangiati gli aumenti delle tasse e delle tariffe locali. Anche per questo non sono cresciuti i consumi. Non mi stanco mai di ripeterlo: se non aumentiamo il potere d'acquisto di lavoratori e pensionati, le aziende che lavorano per il mercato interno, che sono il 75% del totale, chiudono.
    Ma chi paga questi aumenti? La produttività in Italia è bassa.
    Produttività bassa? Ho già sentito questa cosa. È vero, ma per alzarla servono infrastrutture, ricerca, innovazione, mica possiamo fare concorrenza sul mercato solo con lo sfruttamento del lavoro. E poi le imprese manifatturiere italiane vanno bene e l'Italia sul mercato dell'export è seconda solo alla Germania. Il nostro problema resta quello dei consumi interni. È questo il nostro tallone d'Achille. Ripeto, perché in questo caso non facciamo come in Germania?
    Qualche segno di ripresa per l'occupazione c'è, il Governo qualcosa ha fatto, sta facendo…
    Siamo sempre al penultimo posto in Europa. Dopo di noi c'è solo la Grecia. E mi permetta: in un Paese cattolico essere penultimi non serve proprio a niente. Almeno gli ultimi domani saranno i primi … Le misure per l'occupazione sono costate 18 miliardi e sono stati 18 miliardi buttati al vento.
    Perché?
    Perché non c'è alcuna proporzione tra l'impegno finanziario e i risultati ottenuti. Inoltre, non possiamo dimenticare che una parte della nostra economia – in misura significativamente maggiori di altri Paesi europei – è in nero. O noi facciamo qualcosa di serio per mettere un rimedio a questo, facciamo controlli, oppure è inutile tentare di uscirne promettendo a un evasore incentivazioni che non lo inducono a rinunciare a una condizione di illegalità per lui comunque più "vantaggiosa". Di fronte a noi abbiamo un'evasione fiscale da 120 miliardi, una corruzione da 60 e altri 27 miliardi tra usura e pizzo solo per citare i dati denunciati alla Confcommercio.
    Torniamo al lavoro del sindacato. Com'è che ancora non è stato rinnovato il contratto dei dipendenti pubblici scaduto da sette anni?
    Questo Governo sta facendo cose 'illegali'. E quando fa cose 'illegali' e invece pretende di dare i buoni esempi, diventa anche poco credibile oltre che indifendibile. La Corte l'ha 'condannato' già due volte sia per il mancato rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici sia per il mancato adeguamento delle pensioni. E così ci riallacciamo pure al tema iniziale, quello dell'economia e della deflazione. Ci gingilliamo tra uno zero virgola qualcosa e un altro zero virgola ancora, ma qui il peggior datore di lavoro si dimostra proprio il Governo che col contratto dei suoi dipendenti ha risparmiato fino a oggi 38 miliardi di euro, ma questo vuol dire che di altrettanto si sono impoveriti i lavoratori. Era stato condonato per gli anni precedenti, ma la Corte aveva detto che doveva rinnovare i contratti a partire da luglio dell'anno passato. E non lo ha fatto. Non è successo niente. È illegale…

5.19.2016

L’Italia è pronta a un Ministero per le politiche future?

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

 

L'Istituto di Studi Politici Economici e Sociali Eurispes ha recentemente lanciato la proposta di creare in Italia un Ministero per il Futuro. In una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Renzi ha fatto propria l'iniziativa del governo svedese che l'anno sorso ha costituito un Ministero per lo Sviluppo Strategico.

    E' un'idea interessante e forte che sollecita una visione organica dei problemi e dello sviluppo.

    In Svezia opera un vero e proprio Consiglio dei Ministri, composto dal primo ministro e dai ministri per le infrastrutture, lo sviluppo economico e l'innovazione, le finanze, la pubblica amministrazione e l'ambiente, che si riunisce periodicamente per definire le scelte strategiche ed elaborare idee di sviluppo a lungo termine.

    Non necessariamente diventa indispensabile fare lunghe ricerche accademiche sugli scenari futuri, ma diventa stringente la valutazione di ciò che già si sa, si conosce o si intuisce per cercare le soluzioni idonee. Ad esempio sappiamo che la tecnologia cambia le condizioni del lavoro e che la democrazia rischia meno se si coltiva una cultura civica condivisa. Di conseguenza i provvedimenti puntuali da adottare in merito possono ridurre le tensioni quotidiane, attenuando anche la polemica mediatica del momento e favorendo quindi una maggiore libertà ed efficacia dell'azione politica dei governanti.

    A livello internazionale, europeo e nazionale, la politica è di fronte a scelte di grande rilievo e anche a grandi opportunità. Si deve muovere su un terreno di gioco inedito e più complesso che pone domande nuove e richiede soluzioni nuove oltre che un impegno comune. Si consideri, per esempio, la grande finanza, le migrazioni, l'ambiente, l'esplorazione dello spazio, la ricerca, anche quella sanitaria e farmaceutica per debellare i grandi mali del secolo. Si consideri inoltre gli apporti che necessariamente dovranno venire non solo dall'Unione Europea ma anche dai BRICS.

    L'inevitabile passaggio dal morente mondo unipolare a quello multipolare e la creazione di una nuova architettura economica, finanziaria, monetaria e commerciale internazionale possono essere realizzati soltanto se i governi saranno in grado di progettare insieme il loro futuro.

    In alcune istituzioni internazionali, per fortuna, la cultura e la pratica degli scenari sono già avviate. Le stesse Nazioni Unite hanno approvato l'Agenda per lo sviluppo sostenibile al 2030. L'OECD fornisce orientamenti su economia e lavoro proiettati al 2030-2050 che sono alla base delle scelte del G20.

    La Cina, è noto da tempo, opera su una prospettiva di lungo periodo in base alla visione di una nuova riorganizzazione territoriale di tutta l'area euroasiatica. La Nuova Via della Seta e l'Asian Infrastructure Investment Bank sono i pilastri portanti di questa strategia.

    Anche la Russia ha recentemente creato un'apposita Agenzia per le Iniziative Strategiche. Si pensi al grande Progetto Razvitie, il corridoio di sviluppo infrastrutturale eurasiatico che dovrebbe collegare il Pacifico a Mosca e poi fino all'Atlantico attraversando l'Europa.

    Nel campo militare e della geopolitica sono gli Stati Uniti che da sempre operano con scenari di lungo periodo.

    Oggi in Italia, invece, siamo, purtroppo, condizionati dalle continue emergenze e da scelte politiche di breve respiro. Invece i cambiamenti paradigmatici nel campo politico, economico, sociale e culturale e le grandi sfide epocali operano sul lungo periodo. L'improvvisazione, anche se farcita dalla tanto osannata creatività nostrana, non basta.

    Ne può bastare la delega a qualche università, a qualche benemerito istituto privato, del compito di fare delle ricerche sul "futuribile". Definire le strategie è compito dello Stato e del Governo.

    Nel nostro Paese c'è un grande bisogno di recuperare una cultura degli scenari, una visione che aiuti ed orienti gli operatori, pubblici e privati, ad affrontare meglio la complessità del mondo contemporaneo e le sue sfide globali. Perciò ci sembra condivisibile l'idea avanzata dall'Eurispes.

 

5.10.2016

Deutsche Bank a rischio sistema

Il problema più esplosivo per la Deutsche Bank (DB) in quanto banca sistemica e quindi pericolosa per l’intera finanza globale è la dimensione della sua bolla di derivati finanziari otc che, in valore cosiddetto “nozionale”, è pari a circa 55 trilioni di euro: circa 20 volte il pil tedesco.

 

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

 

Negli incontri del presidente Obama  con la cancelleria Merkel e con gli altri capi di governo europei i temi in discussione sono stati indubbiamente diversi, come il terrorismo, le sanzioni contro la Russia e il futuro dell’Unione Europea. Del tema forse più preoccupante, almeno nel breve periodo, pare che non si sia parlato: la crisi finanziaria e il ruolo della Deutsche Bank, marchio tedesco che dovrebbe essere sinonimo di affidabilità.

    La banca, infatti, sarebbe coinvolta in circa 6’000 casi legali, tra i quali alcuni davvero dirompenti.

    Sembra che, nelle stesse ore in cui Obama elogiava la Merkel, si sia scatenato un duro scontro all’interno della DB su che cosa dire alle agenzie internazionali di controllo relativamente alle responsabilità della banca nella manipolazione del tasso Libor (London Interbank Offered Rate) e dei prezzi dei metalli preziosi. Si ricordi che il Libor è il tasso di riferimento per centinaia di trilioni di transazioni finanziarie a livello mondiale, transazioni che vanno dai derivati alle più semplici operazioni bancarie. 

    In passato la Deutsche Bank è stata al centro di grandi scandali e anche ora si vorrebbe chiudere questi casi pagando semplicemente una multa in cambio del blocco delle indagini.

    Il Serious Fraud Office (SFO) di Londra ha recentemente emesso mandati di cattura nei confronti di cinque cittadini europei, di cui ben quattro della DB, accusati di cospirazione e frode nella manipolazione dell’Euribor (la versione euro dell’interbank offered rate).

    Anche la Corte Suprema inglese ha preso posizione contro la DB e altre banche europee per aver cercato di evadere il pagamento delle tasse sui bonus erogati agli alti manager sotto forma di azioni di imprese offshore create ad hoc.

    L’anno scorso la maggiore banca tedesca ha pagato ben 2,5 miliardi di dollari di multa per chiudere il caso dei tassi manipolati. Ha inoltre versato 258 milioni di multa alle autorità americane per aver violato le sanzioni Usa nei confronti di Paesi come la Siria e l’Iran.

    E’ da notare che dall’inizio dell’anno a oggi le azioni DB hanno perso il 25%, toccando ribassi anche del 40%. Per dimostrare solidità, la banca, nel mezzo della tormenta di qualche settimana fa, annunciò l’intenzione di comprare circa 5 miliardi di euro delle sue stesse obbligazioni.

    Ma il problema più esplosivo per la DB in quanto banca sistemica e quindi pericolosa per l’intera finanza globale è ancora una volta la dimensione della sua bolla di derivati finanziari otc che, in valore cosiddetto “nozionale”, è pari a circa 55 trilioni di euro. Si tratta di circa 20 volte il pil tedesco e di quasi 6 volte quello dell’intera eurozona. In questo settore è di fatto la banca più esposta al mondo.

    I timori di potenziali perdite fanno tremare le vene e i polsi a tutti, al management, agli investitori, ai clienti e finanche ai governi e alle banche centrali. Tanto che qualcuno incomincia a paragonare la DB alla Lehman Brothers, il cui collasso nel 2008 diede il via alla più devastante crisi finanziaria globale, tuttora irrisolta.

    Indubbiamente, la DB ha criticità molto importanti. Il suo debito in circolazione si avvicinerebbe ormai ai 150 miliardi. Si parla di almeno 32 miliardi di euro in titoli altamente tossici e ad altissima leva finanziaria. Sarebbero titoli difficilmente solvibili. Avrebbe una montagna di obbligazioni convertibili largamente già svalutate, quelle che in caso di crisi potrebbero essere trasformate in azioni e utilizzate per i necessari pagamenti richiesti dal nuovo sistema del bail-in.Infatti, il problema della leva finanziaria, come per altre banche too big to fail, per la DB è molto rilevante. Esso indica quanto capitale ha la banca per ogni euro di asset posseduto. Oggi per un euro di capitale ha circa 20 euro di asset, cioè titoli di vario tipo, escludendo di derivati otc tenuti fuori bilancio. Come è noto, maggiore è la leva e maggiore è il rischio in caso di riduzione del valore degli asset e di conseguenza il rischio di perdita del valore della banca stessa.

    Se si considera la gravità della situazione della DB è davvero strano che Berlino possa continuare ad ergersi come unico garante della stabilità europea e della giustezza delle sue politiche economiche.

    L’Unione europea e l’Italia, se davvero hanno a cuore il loro futuro e la crescita, non possono continuare a ignorare una situazione così grave, che potrebbe riverberare effetti devastanti sull’economia europea e sul sistema bancario e finanziario.

 

5.03.2016

Solar Impulse in volo verso un futuro sostenibile

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

  

di Marco Morosini,  

 

Dopo aver volteggiato silenziosamente sulla baia di San Francisco e sul Golden gate bridge, la sera del 23 aprile si è posata a terra con un lieve ronzio elettrico una maestosa libellula di 72 metri. È Solar Impulse, il simbolo di una nuova era di sofisticata leggerezza, non solo delle nostre future tecnologie, ma anche dei nostri pensieri e delle nostre azioni.

    Con un aereo senza una sola goccia di carburante, è stata compiuta la prima traversata del Pacifico (Cina-Giappone-Hawaii-California), solo una parte dello straordinario giro del mondo dei "piloti solari" svizzeri Bertrand Piccard e André Borschberg. Nei prossimi mesi la tecno-libellula made-in-Switzerland traverserà in cinque tappe gli Stati Uniti, l'Atlantico, l'Europa, e raggiungerà Abu Dhabi, la capitale degli Emirati Arabi Uniti, da dove è partita il 9 marzo dell'anno scorso.

    È là che si trovano l'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena) e la città solare ideata da Norman Foster, Masdar City. Da Abu Dhabi alle Hawaii Solar Impulse ha percorso ventimila chilometri in otto tappe e 250 ore di volo usando 5.600 kwh generati da 200 metri quadrati di pannelli fotovoltaici. Con un ritmo circadiano come quello degli esseri viventi, di giorno l'aereo sale sempre più in alto e carica le batterie. Di notte invece "riposa" planando e usando a basso regime l'energia delle batterie.

    Scienza e avventura - A bordo si alternano Bertrand Piccard e André Borschberg. Quest'ultimo, ex pilota militare, è la mente aeronautica del progetto, Bertrand Piccard è la figura carismatica. Da tre generazioni i Piccard sono una dinastia svizzera di "savant-urier" (scienziati e avventurosi).

    Dopo che la Terra era ormai tutta esplorata in estensione, i Piccard si dedicarono a esplorarla in verticale. Auguste Piccard (1884-1962), professore di fisica al Politecnico di Zurigo, concepì sia una mongolfiera stratosferica, con la quale nel 1930 raggiunse i 17.mila metri di quota, sia il batiscafo Trieste (costruito in Italia) con il quale raggiunse nel 1950 i quattromila metri di profondità. Nel 1960 suo figlio Jacques Piccard (1922-2008), padre di Bertrand, s'inabissò con lo stesso batiscafo fino a 11mila metri, imbattuto record di profondità.

    Mentre il nonno e il padre esplorarono il pianeta per conoscerlo, Bertrand Piccard lo percorre per proteggerlo. Ma più del "pianeta esterno", Bertrand, psichiatra, praticante di yoga e ipnosi, sonda il "pianeta interno": quali limiti psicologici raggiunge un uomo in solitudine per 50 o cento ore sopra oceani e continenti? Quali limiti ecologici l'umanità deve darsi, per permettere a dieci miliardi di persone di vivere degnamente, senza devastare la Terra? Pertinente quindi è stato il video-colloquio del 22 aprile tra Piccard in volo e il segretario dell'Onu Ban Ki-moon, insieme ai capi di stato di 175 nazioni, convenuti alle Nazioni Unite, a New York, per firmare l'accordo di Parigi sul clima.

    Rifiuti e lavoro ostinato - Solar Impulse è un gioiello di tecnologia e di coordinazione elvetiche. Quando nel 2000 Piccard propose il suo progetto, tecnologi e industriali gli dissero che era irrealizzabile. Eppure, con un lavoro ostinato dal 2003 al 2015 questo aereo che sta facendo storia è stato progettato e costruito in Svizzera, in collaborazione con il Politecnico federale di Losanna, con il contributo della Confederazione, e di istituzioni e aziende in buona parte elvetiche. A ricevere Piccard all'aeroporto di Mountain View, nel cuore della Silicon valley, c'era Sergey Brin, fondatore di Google, uno dei partner del progetto di Piccard e Borschberg.

    Cosa meglio di un volo solare intorno al mondo può ispirare milioni di persone?

    Solar Impulse ha un'apertura alare di 72 metri, maggiore di quella di un jumbo jet, ma pesa solo 2,3 tonnellate, come un automobile. La potenza di ognuno dei suoi quattro motori è di 8 cavalli, la stessa del motore del Wright Flyer, il primo aereo a motore che si alzò in volo nel 1903, aprendo l'era dell'aviazione.

    Da quasi mezzo secolo il traffico aereo raddoppia ogni 15 anni, con un aumento ininterrotto della sicurezza, delle merci e dei passeggeri trasportati. Insieme a questi progressi sono però aumentati anche i consumi di energia e i danni ambientali dell'aviazione, specialmente quelli causati bruciando carburanti fossili. Riuscirà Solar Impulse ad aprire un'altra era dell'aviazione, più sostenibile? Se questo sarà il secolo della transizione alle energie rinnovabili, Solar Impulse ha buone chance di diventarne un emblema affascinante.

    Se i trasporti aerei vorranno continuare a muovere le attuali masse alle attuali velocità, non è pensabile di alimentarli con i pannelli fotovoltaici che conosciamo (cosa invece non irrealistica per trasporti lenti con moderni dirigibili).

    Un nome audace - L'esperienza specifica di Solar Impulse servirà forse a sviluppare aerei solari leggeri, anche senza pilota. Ma non è per inventare tecnologie che è nato il progetto Solar Impulse, bensì per diffondere un'idea: la transizione verso uno sviluppo leggero e sostenibile, fondato sulle energie rinnovabili. Cosa meglio di un volo solare intorno al mondo può ispirare milioni di persone?

    Per questo una parte integrale del progetto si chiama "Future is clean" (Il futuro è pulito) ed è una campagna mondiale d'informazione, educazione e sensibilizzazione alla sostenibilità, con testimoni come l'imprenditore britannico Richard Branson, Doris Leuthard, ministra svizzera dell'ambiente, il principe Alberto di Monaco (dove ha sede la sala di controllo della missione), Achim Steiner, direttore dell'Unep, il programma Onu per l'ambiente, Nicolas Hulot, Kofi Annan, Michael Gorbačëv.

    Secondo il mito, Icaro si spinse troppo vicino al Sole, che sciolse la pece delle sue ali piumate facendolo precipitare in mare. Un nome audace per la sfida di Solar Impulse potrebbe essere Icaro 2.0. O forse Icaro felice, una versione solare della celebre frase di Albert Camus: "Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice".

 

Vai al video: https://www.youtube.com/watch?v=bJEACtd6s-I