11.25.2015

Antalya, l’ennesima occasione mancata

LAVORO E DIRITTI - a cura di www.rassegna.it

 

 

Il bilancio del G20 ospitato in Turchia è deludente e conferma ancora una volta come le proposte e le richieste del mondo del lavoro siano considerate dai leader del pianeta come un poco rilevante corollario nell'agenda delle priorità

 

di Fausto Durante, coordinatore dell'area politica europea e internazionale della Cgil

 

La sintesi giornalistica potrebbe essere questa: un G20 deludente e caratterizzato dalla spinta al rinvio. Per la maggior parte, infatti, i commenti dei principali organi di informazione e della stampa internazionale (in Italia è stato il Sole-24 Ore a farsi interprete del sentiment) convergono sul fatto che il G20 appena svoltosi ad Antalya abbia sostanzialmente spostato in avanti il tempo delle decisioni sulle principali questioni economiche e sociali nello scenario mondiale.

    Un'impressione che i sindacati dei paesi del G20, riunitisi nei due giorni precedenti il vertice, avevano cominciato a maturare nel loro incontro, sulla base di quanto emerso sia nei contatti con gli sherpa e i funzionari che per i singoli paesi hanno seguito il lavoro preparatorio, sia nei colloqui svoltisi alla vigilia del summit nel corso di Labour 20. A una lettura obiettiva, il documento conclusivo di Antalya non pare avere il respiro e l'ambizione necessari per affrontare una situazione generale ancora caratterizzata dalla caduta dei tassi di crescita, dall'aumento delle disuguaglianze e delle disparità salariali, da bassi livelli di investimenti e dal permanere dell'emergenza disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile. In quel documento, le richieste e le priorità di L20, presentate ai leader riuniti in Turchia e definite sulla base del permanere delle criticità irrisolte nello scenario globale, non hanno trovato risposte adeguate.

    Il primo capitolo delle priorità dei sindacati ha per oggetto i temi della crescita inclusiva con la creazione di lavoro a essa collegata, da realizzare attraverso l'abbandono definitivo delle politiche di austerità e delle loro conseguenze negative, politiche da sostituire con scelte in grado di produrre un deciso impulso alla domanda aggregata, agli investimenti, all'innovazione tecnologica, in un quadro contrassegnato da politiche redistributive e tassazione progressiva. Di conseguenza, ciò richiederebbe la revisione e l'aggiornamento delle strategie nazionali in tema di crescita e di occupazione. Più in particolare, servirebbe il rilancio del ruolo degli Stati nazionali, per definire iniziative concrete e coordinate di valorizzazione del lavoro e delle sue condizioni, di supporto al dialogo sociale e ai sistemi di relazioni industriali, di politiche attive del lavoro e dei servizi per l'impiego, di qualificazione dell'offerta relativa alla formazione e alla riqualificazione professionale.

    Il secondo capitolo delle richieste sindacali è quello che riguarda potenzialità e ruolo della contrattazione collettiva, come motore della lotta alle disuguaglianze e di una più equa distribuzione della ricchezza e come fattore determinante della crescita e del benessere generale. La nostra richiesta era e rimane quella di invertire la tendenza, invalsa da ormai due decenni, all'indebolimento e al depotenziamento della contrattazione collettiva. Al contrario, occorre restituire a essa la capacità di far crescere i salari e il reddito complessivo dei lavoratori e, in tal modo, immettere risorse nel ciclo economico attraverso l'aumento del potere d'acquisto. Come è chiaro, ciò richiede la promozione e il rilancio della dimensione collettiva della contrattazione e del grado di copertura degli accordi, oltre che l'inclusione nei contratti delle forme di lavoro precario e non standard e il contrasto ai fenomeni di individualizzazione delle condizioni e dei rapporti di lavoro.

    Il terzo capitolo ha al centro la richiesta di politiche e di azioni concrete per l'inclusione nel mercato del lavoro delle donne, dei giovani e dei gruppi più vulnerabili, dai lavoratori atipici a quanti sono occupati nel lavoro informale e in quello irregolare. Riguardo a quest'ultimo aspetto, abbiamo reiterato le nostre storiche richieste affinché nelle catene della subfornitura e degli appalti sia garantita l'applicazione degli standard internazionali e i diritti umani previsti dai principi delle Nazioni Unite, dalle convenzioni Oil e dalle linee guida Ocse sulle multinazionali.

    Allo stesso modo, abbiamo chiesto impegni tangibili per realizzare la strategia 25 by 25 sull'occupazione femminile e i principi – ancora lettera morta, pur essendo stati stabiliti nelle precedenti riunioni del G20 – su Youth Employment e sul dramma dei Neet, i tanti giovani che non lavorano, non studiano e non hanno percorsi di professionalizzazione. Non solo. Abbiamo anche chiesto che siano confermati gli impegni assunti nelle precedenti riunioni del G20 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e che venga attivato il processo per la creazione di un database in grado di coprire l'insieme di eventi, incidenti e malattie di lavoro, anche come base per politiche di prevenzione. >>>Continua la lettura sul sito rassegna.it