6.24.2015

Un'Italia nana in politica estera

FONDAZIONE NENNI - http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

di Alfonso Siano

 

L’Italia ha generosamente finanziato gli altri Paesi europei quali Spagna, Portogallo, Irlanda e Grecia, che hanno vissuto momenti di forte difficoltà durante la crisi economica degli ultimi anni. Nei confronti della Grecia, ad esempio, vantiamo un credito di 40 miliardi di Euro. Siamo i terzi creditori alle spalle di Germania e Francia, che hanno rispettivamente un credito di 60 e 46 miliardi di Euro nei confronti di Atene. La differenza con la Francia, in termini di esposizione è dunque minima, ma a differenza degli altri due Paesi creditori citati, la Repubblica Italiana non è intervenuta a mettere soldi per salvare le proprie banche eccessivamente esposte nei confronti del Paese ellenico, come invece hanno fatto Germania e Francia.

Il nostro Paese si allinea ai partner europei e non rompe le righe quando, per via della crisi ucraina, si tratta di imporre ed inasprire le sanzioni economiche alla Russia, pur sopportandone gravi conseguenze. Putin ha quantificato in un miliardo di Euro l’anno la perdita per le imprese italiane a fronte delle restrizioni. Sanzioni che peraltro colpiscono uno dei Paesi dai quali ci approvvigioniamo di gran parte del nostro gas.

Continuando, l’Italia subisce e si fa carico di un processo migratorio, in parte causato dalla poco ponderata azione militare promossa da Francia e Regno Unito contro il regime libico di Gheddafi. Mentre alcuni altri Paesi europei si apprestano ad accettare in due anni appena 40.000 migranti, di cui 24.000 provenienti dall’Italia, il nostro Paese riceve quasi 500.000 richiedenti asilo nello stesso periodo.

Infine, l’Italia è, anche per sue colpe, il terzo contribuente netto dell’Unione Europea, con un contributo di circa il 12% al budget annuale dell’Unione Europea, pari a 140 miliardi di Euro. Le risorse versate dall’Italia sono pari a circa 16 miliardi di Euro, mentre gli accrediti sono pari ad appena 11 miliardi di Euro, con un differenziale di circa 5 miliardi di Euro con i quali si potrebbero fare molte cose.

Insomma, mentre trenta o quaranta anni fa l’Italia, facendo poco, aveva all’estero un peso politico superiore a quanto di fatto meritasse, oggi, nonostante faccia molto, ha un peso politico di molto inferiore a quello che meriterebbe. Diciamola francamente: all’estero siamo dei veri e propri nani. Non siamo neanche considerati una media potenza locale, quale in realtà siamo. E questo è in gran parte colpa della nostra classe politica, tuttora poco credibile. (…)

 

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