3.29.2012

Possiamo imparare da chi ha superato la crisi prima di noi?

"Dalla crisi si esce con più investimenti sociali": questa è la posizione del ministro del lavoro uruguaiano Eduardo Brenta. Possiamo imparare qualcosa da chi ha vissuto la crisi neoliberista prima di noi? La crescita sociale ed economica dell'America Latina e dell'Uruguay, le politiche per l'occupazione, di redistribuzione della ricchezza, l'emergere del continente in cui si sperimentano politiche di intervento pubblico che hanno permesso di superare la crisi economica dei primi anni 2000 nel Cono Sud; le indicazioni che ce ne vengono per affrontare la crisi italiana ed europea sono l'oggetto di un'ampia intervista con Eduardo Brenta, ministro del Lavoro e della Sicurezza Sociale dell'Uruguay. L'intervista è stata realizzata da Hugo Bazzi per CAMBIAILMONDO. Il min. Brenta sarà ospite a Zurigo, il prossimo sabato 31 marzo, in un incontro organizzato dalla Fondazione Ecap e da Cambiailmondo.org.

 

di Hugo Bazzi

 

Bazzi - Signor ministro, l'Uruguay, come gran parte dei paesi del continente latino-americano, sta attraversando un momento di rapido sviluppo economico e sociale; quali ne sono le basi e le caratteristiche?

 

Brenta - Le fondamenta per l'avanzamento dello sviluppo economico e sociale dei nostri popoli hanno consistito essenzialmente in un rafforzamento del mercato interno; con l'obiettivo di ottenere una migliore capitalizzazione del commercio internazionale, sono state varate misure attive per l'occupazione che hanno permesso di raggiungere il livello più basso di disoccupazione di sempre, almeno da quando ne esiste un monitoraggio ed  inoltre si sono ampliate e rafforzate le politiche di inclusione sociale; allo stesso tempo sono state aumentate le prestazioni sociali (pensioni di vecchiaia e lavorative, per esempio).

    Senza dubbio, fattori come l'aumento dei prezzi delle commodities hanno avuto un'influenza positiva, così come la certezza giuridica che è stata conseguita nel paese, che ha permesso di conseguire maggiori investimenti diretti dall'estero.

    Il nostro paese registra sette anni di crescita sostenuta e sta aumentando la distribuzione dei redditi, contrariamente a quanto avvenuto durante i governi anteriori che applicavano la teoria del "derrame", elemento basilare delle politiche neoliberiste (secondo la quale, la crescita fluirebbe automaticamente dalla cima della piramide sociale verso il basso, senza alcuna necessità di un intervento statale per una migliore ripartizione della ricchezza n.d.r.)

 

Bazzi - In quale modo la politica del Governo del Frente Amplio cerca di conciliare sviluppo economico e crescita sociale e quindi in cosa si distingue dai precedenti governi ?

 

Brenta - La nostra forza politica, il Frente Amplio, ha distinto nettamente la differenza che c'è tra sviluppo e crescita: in questo senso, si è differenziato dai precedenti governi nella messa in atto di politiche sociali che implichino una migliore redistribuzione.

    Nel primo Governo progressista, diretto da Tabaré Vasquez, la nostra forza politica dovette far  fronte alla più grave crisi sociale ed economica che l'Uruguay non attraversava da molti anni; se questa crisi non sconfinò anche sul piano politico, durante l'ultimo periodo del governo "colorado" (dal nome del Partito Colorado di Jorge Battle, ndr), lo si dovette solo al fatto che le forze progressiste, in nessun momento, misero in gioco la stabilità istituzionale e il pronunciamento democratico.

    Il Fronte Ampio, si trovò di fronte ad un paese con un alto livello di disoccupazione, con industrie paralizzate, salari con bassissimo potere di acquisto, un alto livello di mortalità infantile ed un grande e diffuso sentimento di disperazione.

    Quindi la prima questione è con quale situazione si è dovuto confrontare il progressismo, una volta al governo. Una seconda differenza consiste nella serie di misure che sono state applicate e che hanno avuto come obiettivo l'inclusione sociale e lavorativa della popolazione.

    Sono stati realizzati piani di occupazione e di lavoro in tutti i settori, è stato creato il MIDES (Ministero dello Sviluppo Sociale), si sono implementate più di 40 leggi per il lavoro per conferire diritti che i lavoratori aveva perduto e che non avevano mai avuto.

 

Bazzi - Quali sono i vostri obiettivi per i prossimi anni ?

 

Brenta - L'Uruguay ha obiettivi e speranze: nell'ambito del lavoro, ottenere una maggiore produttività, migliorare la formazione professionale, costruire catene e filiere produttive nazionali e/o regionali nell'ambito del Mercosur. Nell'ambito dell'educazione, riconquistare la posizione che storicamente lo ha contraddistinto come un esempio per tutta l'America Latina, avanzare nell'ambito della scienza, nella tecnologia e nelle comunicazioni.

Sul piano sociale, continuare con l'estensione della democrazia e sviluppare sempre più i processi di  partecipazione sociale.

 

Bazzi - Come ha ricordato, circa dieci anni fa, l'Uruguay ha subito una gravissima crisi economica. Rispetto alle modalità con cui ne siete usciti, quale lettura danno, oggi, le forze progressiste uruguayane, della grande crisi che sta attraversando l'Europa?

 

Brenta - La crisi fu superata grazie a una corretta lettura dei nuovi governi della regione che non accettarono le direttive di applicare le note "ricette" di aggiustamento strutturale condivise invece dai governi neoliberisti nelle epoche precedenti. Al contrario, si decise che a maggior crisi si risponde con maggiori investimenti in politiche sociali.

    A livello regionale, le affinità dei governi progressisti dell'area permisero di coordinare le politiche con il convincimento che "dalla crisi nessuno esce da solo"; questo coordinamento si ebbe anche nel campo delle organizzazioni sociali, in particolare in ambito sindacale.

    Rispetto alla crisi europea, riteniamo che abbia diverse sfaccettature; il processo politico dell'Unione Europea è andato in senso opposto a quello del Mercosur; quando cominciammo a negoziare l'Accordo tra i due blocchi, la UE era in maggioranza diretta da governi progressisti e aveva una forte struttura istituzionale, mentre il Mercosur manifestava debolezze istituzionali e era governato da compagini neoliberiste . . .