EUROPA
di Gianni Pittella
Europarlamentare (S&D) - Vicepresidente del Parlamento Europeo
Il Parlamento europeo non accetterà una riduzione delle risorse nel bilancio dell'Unione. E' questa la posizione forte e chiara uscita dalla conferenza sul quadro finanziario pluriennale 2014-2020 del 22 marzo scorso, alla quale hanno partecipato anche i rappresentanti di 21 parlamenti nazionali. Attualmente circa il 75% del budget europeo viene assicurato dalle contribuzioni degli Stati membri, calcolate in base al prodotto interno lordo.
La richiesta di alcuni governi, su cui si era schierato anche il nostro precedente con Tremonti, e' quella di ridurre le contribuzioni nazionali, paradossalmente in nome dell'austherity anti-crisi che richiederebbe al contrario un maggior impegno dell'Unione europea nella realizzazione di politiche a sostegno della ripresa economica e della crescita. La Commissione, per facilitare un accordo sul budget che compensi i tagli dei trasferimenti dei governi con nuove entrate autonome, ha proposto una tassa sulle transazioni finanziarie e un prelievo diretto sull'Iva. Il commissario al Budget Janusz Lewandowski ha dichiarato che la tassa sulle transazioni finanziarie potrebbe ridurre in maniera consistente le contribuzioni nazionali al budget dell'Ue.
Il Parlamento appoggia entrambe le proposte, ma con obiettivi ben diversi e con ben altre valutazioni. L'aumento delle entrate dovrebbe infatti servire a finanziare le politiche europee per lo sviluppo e la crescita e non alleviare i bilanci nazionali, in un quadro in cui, tra l'altro, l'Unione europea e' investita da sempre maggiori responsabilita' rispetto alla precedente programmazione. La revisione del bilancio e' un'occasione che capita ogni sette anni. L'attuale assetto finanziario e' stato pensato e realizzato tra il 2005 e il 2007, quando nulla ancora faceva presagire la violenza e l'ampiezza della crisi che avrebbe investito da li' a poco i mercati e l'economia statunitensi e europei. Un nuovo budget concentrato sulle infrastrutture materiali e immateriali, sulla ricerca, l'ambiente, le politiche "green" e la solidarietà, sostenuto e implementato dall'emissione di Eurobond e project bond, potrebbe costituire un importante volano per far ripartire la crescita e probabilmente l'unica chance per molti paesi dell'Unione, compreso il nostro, di bloccare la spirale recessiva in cui le politiche rigoriste, volute dagli stessi membri che chiedono oggi un taglio delle contribuzioni, ci hanno fatto precipitare.