3.22.2012

Marsiglia: Nasce il Movimento europeo dell'acqua bene comune

MOVIMENTI

a cura di www.rassegna.it

 

In opposizione al Forum mondiale arriva il Fame, forum alternativo dei movimenti per chiedere una gestione partecipata dell'acqua e respingere la logica del profitto

di Dina Galano

 

Era previsto: Marsiglia avrebbe significato innanzitutto Europa. L'obiettivo di oscurare il Forum mondiale dei governi e dei privati che oggi si chiude nella città provenzale forse non è stato raggiunto, ma il Fame (il Forum alterativo mondiale dell'acqua che si è svolto in concomitanza) ha segnato i suoi gol. Nella Francia di Sarkozy, il World Water Forum delle grandi multinazionali non poteva non avvertire la pressione delle politiche europee neo-liberiste.

    Se ciò è avvenuto senza sorprese, la realtà dei movimenti e degli attivisti è passata al contrattacco. Da oggi, sabato 17 marzo, si considera ufficializzata quella rete europea dei movimenti per l'acqua che a dicembre scorso, a Napoli, aveva vissuto la sua fase embrionale con una prima partecipazione di organizzazioni, sindacati, realtà sociali provenienti dal Vecchio Continente. Nasce dunque il Movimento europeo dell'acqua bene comune e, con esso, una Carta europea dei diritti connessi al bene incentrata sul valore della gestione partecipata e sulla contrapposizione alla logica del profitto.

    Dagli atelier in cui, per la prima volta dopo Messico e Instanbul, il contro-forum ha tematizzato il dibattito sulla risorsa idrica collegandolo alla questione femminile, all'agricoltura, allo sfruttamento minerario e industriale, all'educazione, fuoriesce un convinto riconoscimento dell'importanza di avere un coordinamento a livello globale. E il neo Movimento europeo, seguendo questo approccio, ha già davanti a se' un primo obiettivo. Sfruttando l'articolo 14 della Convenzione di Lisbona, vuole portare in Europa quel milione di firme necessarie a costringere Bruxelles a legiferare sull'acqua come diritto umano e a sottrarre la materia alle regolamentazioni europee del mercato unico. Del tutto simile a un referedum, la procedura prende il nome di Iniziativa di cittadinanza europea.

    "Il primo aprile depositeremo il nostro testo alla Commissione europea ed entro due mesi da allora sapremo se ci sarà il via libera alla raccolta di firme", spiega Pablo Sánchez dell'European federation of public services uions (Epsu). Convinto che non sarà difficile superare i requisiti imposti per l'iniziativa popolare, ricorda che "la campagna europea trova base nei movimenti di 25 Paesi e dovrà continuare nel tempo, con azioni di sensibilizzazione parallele in tutti i territori, per lanciare un messaggio forte abbastanza da premere sulle autorità affinché assumano una decisione sull'acqua".

    Sánchez non nasconde le difficoltà del percorso intrapreso che, nella migliore delle ipotesi, porterà a un risultato soltanto nel 2013. "Negli ultimi mesi, abbiamo assistito a una lettera dell'Ue inviata al governo italiano che indicava di privatizzare l'acqua nonostante il risultato referendario, al memorandum firmato dalla Troika con i portoghesi sulla privatizzazione della risorsa, alle crescenti pressioni indirizzate alla Spagna e alla stessa Francia che ospita il Forum ufficiale".

    "Si tratta di tentare uno strumento di democrazia diretta a livello europeo", gli fa eco Tommaso Fattori, rappresentante del Forum italiano dei movimenti per l'acqua."In Italia abbiamo sempre voluto legare la battaglia per l'acqua bene comune a quella per la democrazia. L'abbiamo fatto prima con la proposta di legge popolare e, poi, con i referendum sull'acqua. Nel caso dell'iniziativa della cittadinanza europea siamo di fronte a una procedura nuova che ancora attende completa attuazione da parte degli Stati membri. E noi saremo i primi a utilizzarla".

    Secondo Pilar Esquinas Rodrigo, avvocato della Commissione legale della piattaforma contro la privatizzazione del Canal Isabel II (la società di distribuzione idrica nella città di Madrid), "l'iniziativa legislativa europea è uscita rafforzata dal Forum alternativo". Ma non si tratta della sola azione da intraprendere. Forte dei 177.616 voti raccolti nella consultazione informale del 4 e 5 marzo contro la privatizzazione del gestore a Madrid, Rodrigo sostiene che "bisogna adire tutte le sedi dove è possibile ottenere un riconoscimento dell'acqua come bene comune". I movimenti europei si sono risvegliati e questa volta sembrano aver trovato in Bruxelles un avversario comune.