10.28.2015

Buona per i media, meno per l'Italia

LAVORO E DIRITTI - a cura di www.rassegna.it

  

Legge di stabilità: manca il tema dell’equità. Sul piano comunicativo si percepisce la riduzione del carico fiscale per le famiglie. Ma l'impatto espansivo dov'è? Con il rischio che, non coniugando crescita e tassazione, si finisca per ricadere negativamente sulla capacità produttiva…

 

di Giuseppe Travaglini, Professore Economia Università di Urbino

 

Vi è un pregiudizio sfavorevole verso chi esprime dubbi sull’atteso impatto espansivo della legge di stabilità 2016. Ed esiste un secondo pregiudizio, altrettanto negativo, verso chi si interroga sugli effetti positivi dell’azzeramento delle imposte sulla prima casa, architrave, per le famiglie, dell’attuale manovra finanziaria del governo. Il fatto è che ogni azione di bilancio pubblico va valutata avendo due stelle polari come riferimento: l’impatto sulla crescita economica, da una parte, e la distribuzione e dunque l’equità del carico fiscale dall’altra. È l'ago della manovra posto tra questi due estremi che dà la misura di quanto un intervento di finanza pubblica privilegi l’uno o l’altro capo del binomio, oppure una loro combinazione economicamente e socialmente sostenibile.

    Detto ciò, è indubbio che nei termini in cui è stata presentata, la manovra finanziaria è in discontinuità rispetto ai quattro anni precedenti. È una manovra di complessivi 27 miliardi, di cui 13 incideranno sull’aumento del deficit, da 1,4% al 2,2% del Pil. E potrebbe arrivare a 30 miliardi, se Bruxelles autorizzerà l'anticipo dei 3,2 miliardi della clausola migranti (da utilizzare per ridurre l’Ires già dal 2016). Ma se sul piano della dimensione è formalmente espansiva, su quello della distribuzione del carico fiscale, e dell'impatto complessivo determinato dall'intreccio tra il moltiplicatore dei saldi e la distribuzione del carico, la valutazione è meno ottimistica. Dunque, come valutare?

    È una comune eredità dell’economia del benessere e della politica sociale l’opinione secondo cui entro i limiti del possibile in un mercato i punti di partenza degli individui debbano essere ravvicinati per evitare distorsioni nella disuguaglianza e per scongiurare avvitamenti verso il basso nella crescita economica. Già le recenti pagine di Thomas Piketty su crescita e disuguaglianza hanno contribuito a rilanciare, e chiarire, il ruolo della distribuzione della ricchezza nella crescita. Distribuzione della ricchezza e del reddito, aggiungiamo noi, che – per usare un'immagine di Luigi Einaudi – deve essere governata con equità distributiva attraverso l’abbassamento delle “punte” e l'innalzamento dal “basso”, affinché la produzione di ricchezza ne tragga complessivamente vantaggio. Un tema cioè, quello dell’equità, che coinvolge non solo quello della distribuzione e del contrasto alla povertà, ma anche il tema della crescita economica. Insomma, questioni cruciali che non rappresentano solo il punto di vista delle socialdemocrazie (“Noi non combattiamo la ricchezza, ma la povertà”), ma anche quello di una moderna visione liberale dell’economia e della società.

   Alla luce di queste considerazioni, quale valutazione possiamo dare dell’attuale legge di stabilità? Come accennato sopra il piatto forte è il taglio di Tasi e Imu sulla prima casa (pari a 3.700 milioni di euro). Certamente, sul piano mediatico, la percezione della riduzione del carico fiscale per le famiglie è immediata se paragonata ad altre forme di riduzione di imposta. Tuttavia, anche secondo la Banca d’Italia, l’eliminazione di Imu e Tasi “potrebbe avere effetti circoscritti sui consumi”, in quanto non contribuisce ad accrescere il reddito disponibile da cui dipendono i medesimi. Non solo. L'abolizione dell’Imu-Tasi sulla prima casa rende esente anche le abitazioni di grande valore e, dunque, i grandi patrimoni a cui afferiscono. Per evitare ciò, si sarebbe potuto valutare una rimodulazione dell’imposta sulla prima casa, che mantenendo la no tax-area per quelle meno pregiate (ed eventualmente i redditi più bassi), e rimodulando l'incidenza sugli immobili di medio valore, avesse lasciato inalterato il contributo “delle punte”…

 Continua su > > > www.rassegna.it