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Non può rimborsare l’Fmi
La Grecia non ha più soldi. Ha già raschiato il fondo del barile. In sostanza senza un accordo con i suoi creditori, non sarà più in grado di effettuare il pagamento da 1,5 miliardi di dollari al Fmi, sul debito in scadenza il prossimo 5 giugno. È quanto ha detto il portavoce del governo in Parlamento, Nikos Filis: “Adesso i negoziati devono arrivare al punto – dice il portavoce – Questo è il momento della verità, il 5 giugno. Se non si arriverà a un accordo – aggiunge – avremo un problema di finanziamento, non ci saranno più soldi per i pagamenti”.
Il rimborso al Fmi di 750 milioni di dollari della settimana scorsa è stato possibile solo utilizzando i fondi di riserve Sdr (diritti speciali di prelievo) detenute presso lo stesso istituto di Washington. “Non riceviamo finanziamenti da un anno – dice ancora Filis – e adesso abbiamo finito i soldi per il pagamenti ai creditori esteri”. Il governo di Atene, spiega il portavoce, intende tenersi i soldi per pagare le pensioni e gli stipendi al pubblico impiego, prima di rimborsare il Fmi”
Un altro allarme arriva da Moody’s che prospetta un outlook “negativo” per le banche greche e ritiene nel prossimi 12-18 mesi le “tensioni non si allenteranno”, anzi “molto probabilmente” verrà imposto un “controllo sui capitali e un congelamento dei depositi”. Infatti secondo Moody’s le banche greche “resteranno fortemente dipendenti dai finanziamenti della banca centrale” e avranno “molto probabilmente bisogno di capitali aggiuntivi”. L’outlook negativo è legato ad un forte “deterioramento dei finanziamenti e della liquidità delle banche”. A rincarare la dose di incertezza ci si mette anche il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble che in un’intervista al Wall Street Journal e a Les Echos afferma: “Non posso ripetere quanto dissi nel 2012, cioè che la Grecia non sarebbe mai andata in default”.
Intanto i negoziati per arrivare alla revisione del programma di aiuti entro la scadenza di fine giugno continuano, e in particolare sono stati fatti dei progressi sui punti controversi che riguardano la riforma dell’Iva, quella delle pensioni e del mercato del lavoro. Almeno è questo quanto si apprende da Bruxelles. Le proposte su questi tre temi presentate da Atene, e in particolare l’ipotesi di una semplificazione del sistema dell’Iva, sarebbero “utili per la discussione e molto concrete”.
Il cosiddetto “gruppo di Bruxelles”, formato dai rappresentanti del governo greco, e da quelli delle istituzioni coinvolte (Ue, Bce, Fmi e fondo salvastati Efsf) ricominciano a trattare e andranno avanti fino a sabato con una serie di conferenze telefoniche. E’ difficile che ci si possa aspettare qualcosa di decisivo dal vertice dei leader europei del 21 e 22 maggio a Riga. Mentre, invece, per la prossima settimana è già da tempo previsto un G7 dei ministri delle Finanze a Dresda, in Germania, per ora non è in programma la convocazione di nessuna nuova riunione dell’Eurogruppo.
Del vertice di Riga intende approfittare il premier greco, Alexis Tsipras per sottoporre un piano di ristrutturazione del debito greco. All’ordine del giorno del vertice infatti non c’è il caso greco ma il partenariato con l’est europeo e quindi la crisi ucraina. La manovra di Tsipras sarebbe dunque un modo per aggirare l’aggiustamento tecnico dell’attuale programma di aiuti con il Gruppo di Bruxelles e l’Eurogruppo. Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroem Dijsselbloem ha già detto che la questione della ristrutturazione del debito e quindi l’eventuale allungamento delle scadenze potrà essere discussa solo dopo che sarà raggiunto un’intesa sull’attuale programma di aiuti.