LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Nell'intervento trasmesso su RadioArticolo1, a parlare è il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini (ascolta il podcast integrale).
Che spiega le ragioni della manifestazione del 28 marzo: "Il nostro obiettivo principale è cambiare le politiche economiche e sociali del governo, che riteniamo del tutto sbagliate, a partire dal Jobs act".
"Il nostro obiettivo principale è cambiare le politiche economiche e sociali del Governo, che riteniamo del tutto sbagliate, a partire dal Jobs act – esordisce il dirigente sindacale –. Con la nostra iniziativa di sabato, facciamo proposte molto precise: siamo contro i licenziamenti individuali e collettivi e la deregolamentazione nel sistema degli appalti. Metteremo in campo azioni contrattuali nei luoghi di lavoro per far sì che le nuove assunzioni a tutele progressive abbiano l'estensione dei diritti previsti per i vecchi ccnl, e che quindi lo Statuto non venga progressivamente cancellato. Inoltre, siamo per la salvaguardia dei diritti anche in caso di cambi d'appalto, mentre rispetto al demansionamento e al controllo a distanza siamo per mantenere le norme contrattuali e legislative preesistenti. E visto che questo è l'anno dei rinnovi, discuteremo direttamente con i lavoratori di tutte queste cose e le inseriremo nelle piattaforme con il loro consenso. Così come va messa in campo la decisione della Cgil di costruire una proposta di nuovo Statuto dei lavoratori, attraverso un coinvolgimento che riguardi tutte le forme di lavoro, non solo quello dipendente: dev'essere di nuovo sancìto il principio che, a parità di lavoro, deve corrispondere parità di diritti e retribuzione. Per far questo, va bene una proposta di legge d'iniziativa popolare, i cui contenuti vanno costruiti raccogliendo le firme, sottoponendo a consultazione straordinaria tutti gli iscritti e, se è il caso, ricorrendo anche al referendum abrogativo di leggi sbagliate".
"Un punto importante della nostra piattaforma riguarda le pensioni – precisa Landini –: vogliamo cambiare la riforma Fornero. Ci vuole una riduzione drastica dell'età pensionabile, perchè non è accettabile un sistema che fa arrivare a 70 anni e più la messa a riposo di un lavoratore. Per noi, 62 anni deve essere l'età di uscita senza penalizzazioni, così come bisogna ripristinare le pensioni di anzianità, a partire dai lavori più pesanti. Del resto, aver introdotto il concetto di aspettativa di vita uguale per tutti, senza tener conto che è legato al lavoro che si fa, è un'ingiustizia gravissima. Nel contempo, va fatta una discussione perché un sistema solo contributivo per i giovani è un'altra cosa che alla lunga non sta in piedi. La manifestazione del 28 è l'avvio di una vertenza su questo punto: chiediamo al Governo che si apra una trattativa sul sistema delle pensioni".
"Pensiamo, poi, che vada rilanciato il problema della riduzione degli orari – rileva ancora il numero uno della Fiom – e l'incentivo dei contratti di solidarietà. In questa fase, bisogna togliere la defiscalizzazione al lavoro straordinario e bisogna mettere più risorse per le imprese che, anziché licenziare, ricorrono ai contratti di solidarietà. E anche laddove si chiede di aumentare l'utilizzo degli impianti, lavorando di notte, il sabato, e in alcuni casi la domenica, il modello non deve essere quello che viene applicato attualmente a Melfi, con un aumento dell'orario individuale. Per noi, la disponibilità è fare accordi sulla falsariga di Continental, Carraro, Volfswagen-Ducati, dove di fronte a un maggior utilizzo degli impianti c'è una riduzione degli orari e un aumento dell'occupazione attraverso più squadre. Lo schema è la quinta squadra, cioè più gente e meno orario; ciò vuol dire distribuire il lavoro su più persone, e lo scambio è aumento di produttività attraverso migliori condizioni di lavoro. Secondo noi, questo è un punto da estendere in questa fase, tanto più se ci sarà una ripresa degli investimenti. Pensiamo, poi, ci sia la necessità di rilanciare una politica industriale che veda un intervento pubblico con investimenti straordinari, anche sul piano della manutenzione del territorio. Su questo, però, il Governo è contraddittorio: da una parte, c'è la vicenda Ilva, dove si parla di gestione diretta dello Stato; dall'altra, c'è Finmeccanica, dove l'esecutivo agisce all'opposto, vendendo interi pezzi sul mercato, come nel caso dei trasporti. Non possiamo accettare casi come la Pirelli, l'ultimo di una lunga serie. Al contrario di quel che è avvenuto in paesi come Stati Uniti, Giappone, Francia, Germania, solo per citare i più forti, qui siamo alla totale assenza di una politica industriale. Ma i posti di lavoro si creano solo se ripartono gli investimenti pubblici e privati, e questo è un punto essenziale della nostra vertenza".
"Rispetto ai contratti – prosegue Landini –, noi non siamo disponibili ad accettare che venga esteso il modello Fiat. Confindustria sta chiedendo in modo esplicito ad ogni azienda di scegliere se applicare il contratto nazionale o in alternativa un contratto aziendale sostitutivo. Noi diciamo in modo molto chiaro che questa è una linea improponibile, così come non è accettabile quanto hanno chiesto gli imprenditori del settore chimico, cioè di avere indietro 79 euro al mese, anziché rinnovare i contratti. E siccome nei prossimi mesi anche noi saremo di fronte alle prese con un rinnovo che riguarderà milioni di lavoratori, deve essere chiaro che il contratto nazionale rimane un punto fondamentale. In questa fase, bisognerebbe fare anche una legge sulla rappresentanza, che non metta in discussione né il diritto di sciopero né estenda il modello Fiat, ma che aggiunga ciò che c'è già nel pubblico impiego, dove si misura la rappresentanza su voti e iscritti, dove i contratti nazionali e aziendali, per essere validi, devono essere firmati da chi ha la maggioranza certificata dal voto delle lavoratrici e dei lavoratori interessati. Allo stesso tempo, un ccnl così concepito, per noi può diventare un contratto che ha validità di legge 'erga omnes'; di conseguenza, la nostra proposta sul salario orario minimo è che debbono essere i minimi salariali sanciti dal ccnl che diventano il salario minimo di riferimento, in modo che a parità di lavoro e di mansione, debba corrispondere il minimo salariale uguale per tutte le forme di lavoro".
"Il vero problema di competitività di questo Paese – aggiunge l'esponente della Fiom – non è la riduzione dei diritti del lavoro, ma è la criminalità organizzata, che ormai controlla pezzi interi dell'economia reale. Il Governo mette la fiducia per cancellare i diritti, ma non è in grado di cancellare il reato di falso in bilancio nè di fare una lotta vera al riciclaggio, e nel frattempo i livelli di corruzione aumentano. Questo è un altro punto importante della nostra piattaforma. perché la lotta alle mafie, all'evasione fiscale, all'illegalità, sono per noi la stessa cosa. Su questo punto, il sindacato deve essere un soggetto attivo, a partire da una nuova legge sugli appalti. Assieme alla Cgil, stiamo raccogliendo le firme per una legge d'iniziativa popolare, perché quello è il punto di fondo, che non solo riduce i diritti di chi lavora, attraverso una competizione al ribasso, ma ha favorito l'ingresso della malavita organizzata nel sistema. Ci vuole una legge sugli appalti che dica che la responsabilità rimane dell'azienda che fa l'appalto e deve essere sua responsabilità giuridica e penale che negli appalti vengono applicati i contratti, che vengono applicate le leggi, e anche in caso di cambi d'appalto, i lavoratori devono mantenere i diritti e le condizioni precedenti".
"Rispetto alla riforma degli ammortizzatori sociali – puntualizza Landini –, siamo perché si vada a un'estensione della cassa integrazione ordinaria e straordinaria a tutti i settori. La cassa integrazione ordinaria e straordinaria non deve essere pagata con i soldi dello Stato, ma con quelli delle imprese e dei lavoratori, perché è un elemento di mutualità generale. Accanto a questo, pensiamo e condividiamo la battaglia che anche Libera sta facendo, circa l'introduzione di un reddito minimo garantito nel nostro Paese. Quindi, al centro della manifestazione del 28, c'è anche un'idea di riforma generale su questo punto".
"L'ultima cosa riguarda l'Europa – conclude il sindacalista dei metalmeccanici Cgil –: è evidente che i vincoli e le scelte che il Governo sta facendo, incluso l'attacco al contratto nazionale, sono tutte dentro la lettera che la Bce mandò nel 2011 a Berlusconi. Da tale punto di vista, al contrario, una mutualizzazione del debito e il non pagamento degli interessi sarebbero strade che il movimento sindacale e i governi, incluso quello italiano, dovrebbero battere per costruire davvero un'Europa sociale. Questo è un altro punto centrale delle nostre rivendicazioni. Non a caso, la Fiom è stata, nei giorni scorsi, tra i soggetti che hanno manifestato in Germania, perché la costruzione di un'Europa sociale deve vedere protagoniste le persone che lavorano, i diritti, la giustizia, non l'economia. In tale quadro, la manifestazione di sabato ha il senso della continuità con le battaglie fatte. Per questa ragione, continueremo la mobilitazione, anche in forme nuove. Penso alla proposta che abbiamo lanciato di coalizione sociale, che spero stavolta venga presa per quella che è: non vuol dire fare un partito o candidare qualcuno alle elezioni".
"Ciò è totalmente sbagliato, e non è nel modo più assoluto la nostra idea. Noi partiamo da un dato sindacale: non era mai successo, nella storia dell'Italia repubblicana, che un Governo agisse in accordo con Confindustria, facendo leggi che cambiano diritti soggettivi delle persone e rapporti di forza nel Paese, senza che questo sia oggetto di confronti e discussioni. La coalizione sociale, una proposta ancora tutta da costruire, sta raccogliendo molto consenso e adesione tra associazioni, movimenti, persone, e in aprile avrà la sua continuazione. Vuol dire che soggetti diversi che finora si sono battuti singolarmente su obiettivi comuni, definiscono assieme iniziative e programmi sul piano sociale, dell'unità del lavoro, dell'applicazione dei principi della nostra Costituzione, dell'affermazione di diritti che oggi sono negati: penso non solo al diritto al lavoro, ma al diritto alla scuola, alla formazione, alla sanità. Questo è il processo che vogliamo aprire, non solo a livello nazionale, ma nei singoli territori, in ogni provincia, per dare una continuità alla nostra azione".