e Paolo Raimondi, Economista
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Le idee del Prof. Monti sono solide e consolidate. Certo aspettiamo la verifica dell'operato del suo governo. Oltre alle indicazioni date nei discorsi alle Camere del Parlamento, vi sono due suoi importanti documenti, preparati in momenti non sospetti, che meritano un'attenta lettura.
Sono dei paper che possono aiutare a capire meglio lo spirito ed il progetto dell'"uomo dell'emergenza".
Il primo è "La Commissione Attali e l'Italia" pubblicato nel 2008, prima della Lehman Brothers e dell'esplosione della crisi finanziaria globale, insieme al Prof. Franco Bassanini. Il documento è l'introduzione alla pubblicazione in italiano del "Rapporto Attali. Liberare la crescita. 300 decisioni per cambiare la Francia" che dettaglia le proposte per far fronte alle sfide di sviluppo e di dinamismo dell'economia e della società francesi.
Monti rimase positivamente impressionato dall'iniziativa francese di mettere in campo un vasto spettro di competenze economiche e politiche ma soprattutto culturali e professionali europee ed internazionali, per riflettere non solo sui problemi generali ma per predisporre un set di riforme e di misure precise. Infatti, bisognava convincere i francesi, che vivevano le sfide della competizione globale come se fosse una minaccia.
La Commissione Attali propone riforme che mettono in discussione rendite e privilegi per affrontare al meglio il futuro. Si trattava e si tratta di "dire la verità anche con un'analisi spietata della realtà economica", di sfidare i "medici pietosi", le cui deboli analisi sui ritardi nella modernizzazione economica e sociale "offrivano alibi a scelte di conservazione e alle resistenze da parte degli interessi colpiti dalle riforme".
Il Rapporto Attali fa proprio le best pratices degli altri paesi per superare i ritardi accumulati, per coniugare le sue proposte di crescita con il superamento delle disuguaglianze, per liberare energie e risorse per la ripresa, salvaguardando i livelli di solidarietà e di coesione sociale.
Monti rimase affascinato dallo spirito europeo con cui Jacques Attali affrontava la sfida, superando i vecchi cliché dello sciovinismo francese e collocandosi nel solco dell'economia sociale di mercato che "valorizza meriti e talenti, la capacità di imprenditoria e la tutela dei diritti fondamentali di tutti".
Riteniamo che tale esperienza sia stata d'ispirazione per il Prof. Monti anche nella stesura del suo Rapporto "Una nuova strategia per il Mercato unico" preparato per la Commissione europea e pubblicato il 9 maggio 2010.
Si tratta di un documento di 118 pagine denso di proposte concrete per una risposta europea unitaria alle sfide dell'integrazione e della crescita economica e sociale contro la crescente "stanchezza da integrazione" e l'avanzata dei nazionalismi economici che, spinti dagli effetti della crisi, potrebbero portare a delle "conseguenze drammatiche" e allo "sgretolamento dell'Ue".
Monti parla della necessità della "decisione politica" nella costruzione dell'Unione economica europea. Ribadisce che la piena realizzazione del Mercato unico è il pilastro essenziale per dare forza e unità al sistema monetario dell'euro e alla capacità di crescita dell'economia europea. Ciò significa riformare, modernizzare e semplificare l'intero sistema delle norme fiscali, legali, amministrative, economiche, ecc. di ogni singolo Stato membro dell'Unione ed uniformarle per promuovere il mercato della produzione, del lavoro, dei movimenti di uomini, di mezzi e di capitali a livello europeo. Solo così per Monti il Mercato unico può preparare la formazione di un unico governo economico europeo e diventare fattore di solidità generale dell'Ue..
Nel suo Rapporto gli interlocutori principali per avviare un tale processo sono i cittadini, i consumatori e le Pmi. Quindi vuole un'Europa dove le libertà economiche devono "dialogare" con i diritti dei lavoratori, dove le priorità sono nella creazione delle infrastrutture "fisiche" del Mercato unico, che deve rimanere "aperto ma non disarmato rispetto ai concorrenti a livello globale".
Va sottolineato il fatto che sulle cause della crisi globale Monti evidenziava che "la liberalizzazione finanziaria iniziata negli anni '90 senza essere accompagnata, soprattutto negli Usa, da regolamentazioni prudenziali e di vigilanza, è stata una dei principali fattori dell'origine della crisi finanziaria", che non può essere affrontata con soluzioni "troppo blande".
Tra le sue proposte, significativa è quella dell'istituzione degli eurobond con cui trasformare parte delle obbligazioni dei singoli Stati in titoli europei. C'è ovviamente il sostegno, anche con un quadro giuridico più favorevole, agli investimenti di lungo termine nelle infrastrutture, come quelli proposti dal Fondo Margherita delle Casse Depositi e Presti europee.
Il Rapporto è ricco di proposte concrete. Egli però insiste sul "rafforzamento del processo di attuazione". A tal fine propose la creazione di "un gruppo specifico per la politica fiscale" in Europa.
Il successo dell'azione del governo Monti dipenderà, oltre che dal risanamento di bilancio italiano, dalla capacità di intervento in sede europea per la realizzazione di un vero Mercato unico e di una effettiva unione politica ed economica oltre che monetaria dell'Europa. Nonché dall'impegno collettivo a non essere "disarmati" nei confronti della speculazione e dei mercati finanziari senza regole.