Per diventare Vip - «Quel cervellone barbuto di Karl Marx l'aveva detto che nessuno può diventare ricco con il proprio lavoro soltanto e che per diventare un Vip ed entrare nell'élite dei più ricchi bisogna far lavorare gli altri. Per perseguire questo sogno, sono state tentate numerose soluzioni ingegnose nel corso della storia, dalla schiavitù e i lavori forzati, la tratta, la servitù debitoria e le colonie penali fino alla precarizzazione, i contratti a zero ore, il lavoro flessibile, la clausola di non-sciopero, lo straordinario obbligatorio, il lavoro autonomo forzato, le agenzie interinali, la subfornitura, l'immigrazione clandestina, l'esternalizzazione e molte altre novità organizzative improntate alla massima flessibilità». Marina Lewycka
LAVORO E DIRITTI
a cura di rassegna.it<http://www.rassegna.it/home/index.cfm>
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Italia più povera,
pagano i giovani
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Draghi, presidente designato della Bce, lancia l'allarme sull'economia italiana: "Servono riforme strutturali, perché nella situazione attuale si generano problemi di equità. I giovani sono fra coloro che ne subiscono i contraccolpi più forti".
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"La crescita economica non può fare a meno dei giovani né i giovani della crescita" e "la valorizzazione dei giovani è una condizione necessaria allo sviluppo di un'economia moderna". Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, al seminario dell'Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà 'Giovani e crescita', all'Abbazia di Spineto (Sarteano).
Poi, il prossimo presidente Bce ha spiegato: "In passato, soprattutto nella lunga fase di espansione che ha caratterizzato le economie avanzate dopo la guerra, questo duplice nesso si manifestava chiaramente nello sviluppo demografico e della produttività, nel progresso tecnico, nelle caratteristiche del capitale umano adatte a sostenere lo sviluppo. Oggi non è più così". Draghi, infine, sottolinea come "la crisi che dal 2008 ha colpito l'economia mondiale ha acuito drammaticamente il problema perché i giovani sono fra coloro che ne subiscono i contraccolpi più forti".
Draghi ha sottolineato inoltre che "la famiglia costituisce" per i giovani "anche un riparo dalle temperie dell'economia. Ma se il miglioramento del proprio tenore di vita non avviene tramite l'accumulazione di risorse collegate al proprio lavoro come accadeva più frequentemente cinquant'anni fa, quando i patrimoni familiari erano modesti e i tassi di crescita del reddito elevati si generano problemi di equità".
A detta del numero uno di Bankitalia, "se per alcuni giovani, una maggiore rilevanza della ricchezza ereditata può costituire una forma di compensazione rispetto alle minori opportunità di guadagno, in generale tende ad accrescere le disuguaglianze nelle condizioni di partenza. Il legame tra i redditi da lavoro dei genitori e quelli dei figli è in Italia tra i più stretti nel confronto internazionale, più vicino ai valori elevati osservati negli Stati Uniti e nel Regno Unito che a quelli stimati per i paesi nordici e dell'Europa continentale".
La ricetta di Draghi, quindi, consiste nel "favorire i processi di riallocazione dei lavoratori tra imprese e settori per cogliere più prontamente le opportunità di crescita sui mercati globali" per poi "ridurre il grado di segmentazione del mercato del lavoro, oggi diviso in settori protetti e non protetti, intervenendo sulla regolamentazione delle diverse tipologie contrattuali ed estendendo la copertura degli istituti assicurativi". "E' indispensabile - ha detto ancora l'inquilino di Palazzo Koch - proseguire nell'azione di riforma del settore dell'istruzione per incrementare lo stock di capitale umano, oggi inferiore in quantità e qualità rispetto ai paesi con cui competiamo sui mercati".
"Questi interventi - ha concluso - si rifletterebbero in un miglioramento anche delle opportunità economiche e professionali dei giovani. Rimuovere gli ostacoli all'attività economica riducendo i costi di apertura e di gestione delle nuove imprese promuove anzitutto la partecipazione economica delle nuove generazioni. Allentare le difficoltà di accesso al capitale di rischio, promuovendo lo sviluppo delle attività di venture capital significa in primo luogo aiutare la nascita e sostenere l'espansione delle imprese giovani a più alto potenziale innovativo. Ridurre la segmentazione del mercato del lavoro consente di riequilibrare le opportunità occupazionali e le prospettive di reddito, oggi fortemente sbilanciate a favore delle generazioni più anziane. Valorizzare le capacità e le competenze dei nostri studenti, riducendo il divario con i coetanei dei principali paesi europei, migliora la competitività e la capacità propulsiva delle imprese che li occuperanno, o che da essi verranno fondate".
Giornalisti precari e
informazione flessibile
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Si tiene a Firenze una due giorni per fare il punto sui precari nel giornalismo. Sono circa 100mila, di cui il 70% pubblicisti, hanno stipendi inferiori ai 5000 euro l'anno. Falcidiati dalla crisi, chiedono diritti e contratto.
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di Antonio Fico
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Il 7 e l'8 ottobre si tiene la due giorni "Giornalisti e giornalismi", l'iniziativa che per la prima volta chiama a raccolta a Firenze giornalisti precari e free lance, con l'obiettivo di fare il punto sulle difficili condizioni di lavoro nel settore e di promuovere una carta professionale dei diritti (per i precari) e dei doveri (per gli editori).
L'incontro nazionale, che vedrà oggi arrivare da tutta Italia centinaia di collaboratori di testate più o meno note del panorama editoriale italiano, e che avrà il suo fulcro al teatro Odeon di Firenze è promosso dall'Ordine nazionale dei Giornalisti, dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana, dall'Ordine dei giornalisti della Toscana e Assostampa Toscana, con il sostegno di Inpgi e Casagit.
Sempre più importanti per le attività di quotidiani e dei settimanali, sempre più numerosi, i precari rappresentano la spina dorsale di molte redazioni. Sono quasi sempre la manovalanza a basso costo, pronta all'uso indiscriminato e senza possibilità di contrattare i propri compensi. Secondo le stime dell'Ordine dei giornalisti, sono circa 100mila i giornalisti iscritti all'ordine, di cui il 70% pubblicisti. E una buona parte di essi percepiscono compensi inferiori ai 5000 euro l'anno.
Una situazione esasperata dalla crisi, durante la quale sono andati persi 5 mila posti di lavoro, per la decisione degli editori di bloccare il turn over. "A questo – spiega Antonella Cardone, del Coordinamento emiliano giornalisti precari e freelance e consigliere nazionale dell'Ordine dei giornalisti – si aggiungono le scuole di giornalismo che producono professionisti in serie mentre cala a picco l'offerta di lavoro stabile. La conseguenza? Che si è disposti anche a lavorare gratis in redazione, soprattutto nelle testate online".
I punti salienti della Carta di Firenze, che l'assemblea discuterà e dovrebbe approvare in via definitiva definitiva sabato, puntano a ridisegnare i rapporti di forza nel settore: compensi più alti e coinvolgimento effettivo nella contrattazione collettiva; percorsi di regolarizzazione e verso contratti stabili a tempo indeterminato; un'allenza tra ordine e sindacato per " il coinvolgimento dell'opinione pubblica e delle istituzioni in una vera e propria campagna per la dignità del lavoro; strumenti di rappresentanza del lavoro autonomo all'interno delle testate; ammortizzatori sociali.
Il programma della due giorni, prevede tra le altre cose, per la mattina del 7 ottobre i racconti a "microfono aperto" di collaboratori e freelance sulla loro esperienza di lavoro e una manifestazione in Piazza Signoria.
In vista dell'incontro dell'Odeon, decine di famiglie fiorentine hanno offerto la loro disponibilità ad ospitare i giornalisti in arrivo. Così come si è offerta di ospitare i precari, venuta a conoscenza dell'iniziativa, la Comunità islamica del capoluogo toscano. La due giorni è dedicata alla memoria di Pierpaolo Faggiano, il giornalista precario che si è tolto la vita pochi mesi fa.