10.12.2010

Si può fare di più

Economia
a cura di ItaliaOggi

Le misure licenziate al comitato dei banchieri "Basilea 3" di per sen non basta a farantire una maggiore dtabilità del sistema finanziario internazionale se non vengono introdotti poi dei controlli efficaci.

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi) e Paolo Raimondi, Economista

Speriamo, non solo per scaramanzia, che l'annuncio di Basilea 3, che coincide con il secondo anniversario della «morte» della Lehman Brothers, non porti male. La riforma verrà sottoscritta dai 27 banchieri centrali del Comitato di Basilea al summit G20 di Seul a novembre.

    Ma più che oggetto di accordo vero, per il momento sembra essere fonte di polemiche tra i differenti sistemi bancari.Indubbiamente è positivo che l'accordo metta una pietra sopra il Basilea 2, che, in preda ad una strana euforia, aveva irresponsabilmente abbassato gli argini dei flussi di liquidità nel mondo della finanza e aperto i saloon del Far West della speculazione.

    Allora il tasso Tier 1, cioè il rapporto tra il patrimonio della banca (capitale azionario più riserve di bilancio) e le sue attività ponderate in base al rischio, era al 2%. Oggi, invece, si propone di aumentare il capitale vero, cioè i soldi da usare per eventuali perdite, al 4,5%, cui va aggiunto un ulteriore cuscinetto del 2,5% per affrontare situazioni di emergenza finanziaria. I nuovi parametri però saranno completamente operativi soltanto entro il 2019. Il che suscita molte perplessità.

    Per capire la portata del cambiamento, si ricordi che nel 2008 la JP Morgan Chase Bank NA, la più grande banca americana, aveva 170 miliardi di dollari di capitale, 1.670 miliardi di attività e 79.000 miliardi di derivati Otc. Il suo capitale era il 10,2% delle attività e lo 0,21% dei suoi derivati in essere. La Goldman Sachs con un capitale di 64 miliardi di dollari aveva Otc per 42.200 miliardi. In pratica il suo capitale era appena lo 0,15% degli Otc. Perciò c'è da chiedersi: con Basilea 3, che peso avranno gli Otc nella definizione del Tier 1?

    Inoltre, la britannica Royal Bank of Scotland, che nel 2008-2009 venne salvata dal fallimento con il bailout più costoso al mondo da 74 miliardi di dollari, aveva un Tier 1 del 4%. Le banche più aggressive ed esposte nelle speculazioni in derivati hanno sempre contato che in caso di default «avrebbe pagato Pantalone». Infatti gli stati sono stati considerati come «creditori di ultima istanza» per le banche fallite.

    Quasi tutti i settori bancari internazionali lamentano che Basilea 3 farebbe aumentare il costo del denaro e diminuire il flusso di crediti alle imprese. All'interno del mondo bancario internazionale è poi emerso una sorta di sciacallaggio. Le banche americane, ad esempio, rimpinguate con i soldi dei salvataggi pubblici pensano di star meglio e godono nel sentire le lamentele delle concorrenti europee. Mostrano aggressività probabilmente per evitare che il mondo comprenda fino in fondo il drammatico significato del debito globale americano, quello pubblico sommato a quello delle famiglie e del business, che oggi è di 52.000 miliardi di dollari!

    Certamente molte banche europee, abituate a rapporti privilegiati con i governi, resistono ai cambiamenti. L'Anglo Irish Bank è già costata al governo irlandese 22 miliardi di euro, ma la perdita totale potrebbe arrivare a 35 miliardi. Le banche tedesche in particolare hanno 800 miliardi di euro di titoli tossici ancora da smaltire e temono attacchi finanziari destabilizzanti interni al mondo bancario. Ma, a differenza dell'economia americana, quella tedesca non soffre di insolvibilità.

    In ogni modo, i più alti tassi Tier 1 da soli non potranno evitare altre crisi. Servono regole, controlli e supervisione efficace. Un aspetto essenziale riguarda le regole contabili con cui vengono valutati e riportati in bilancio gli attivi delle banche. Quanto valgono i titoli tossici? Il loro valore nominale o quello di mercato, mark to market? In quest'ultimo caso centinaia di miliardi sparirebbero dai bilanci delle banche dall'oggi al domani.

    L'altra questione importante resta il rischio sistemico che coinvolge sì le banche «too big too fail», ma anche certi settori finanziari non bancari poco o per niente regolati. Si ricordi che tra gli attori primari della crisi finanziaria Usa vi erano i due colossi delle ipoteche immobiliari, Fannie Mae e Freddie Mac, che erano stati esentati dal rispettare le regole di Basilea 2. Oggi, sotto l'amministrazione controllata del governo, non sono sottoposte alle regole delle nuova riforma finanziaria Dodd-Frank e continuano a lavorare nelle settore dei mutui casa con i vecchi metodi!

    Certamente le cose non possono continuare come prima della crisi. Perciò i tempi di attuazione delle regole, la sterilizzazione dei derivati, i controlli non possono essere ignorati nel prossimo G20 di Seul se si vuole evitare nuove possibili crisi sistemiche.