Ma i nodi della crisi sistemica devono essere ancora sciolti
di Mario Lettieri e Paolo Raimondi
Per definire la riforma finanziaria imposta dalla crisi globale ritornano in campo la Federal Reserve e le banche americane, cioè due tra gli attori principali e responsabili del crollo sistemico. Il documento “Financial Regulatory Reform: A New Foundation” traccia le linee di riforma finanziaria per gli Stati Uniti e ovviamente avrà anche un grande impatto internazionale. Esso richiede una lettura puntuale ma una prima valutazione s’impone.
Dopo mesi di navigazione a vista tra gli scogli della bancarotta qualche cosa si è mosso e questo di per sé merita un plauso. Obama riconosce l’esistenza di un “rischio sistemico” e dice di voler approntare cambiamenti per prevenirne altri in futuro. E’ un riconoscimento importante in quanto in passato era stato paventato soltanto da pochi economisti.
L’incipit del documento presenta il mondo bancario e finanziario, i mercati, le autorità di controllo governative e tutti gli altri partecipanti come comparse con un copione non leggibile. La crisi dimostra che così è stato, ma a pagarne le conseguenze purtroppo sono i lavoratori, gli imprenditori e gli onesti cittadini e non chi ha provocato questo sconquasso epocale con atti illegali di corruttela o di incompetenza e stupidità.
Vi sono poi delle raccomandazioni, come la supervisione e regolamentazione delle aziende finanziarie e dei mercati finanziari, nonché la predisposizione degli strumenti per interventi governativi e per la protezione dei consumatori e degli investitori dagli abusi finanziari e nuove regole da condividere in sede di G20.
Per avere maggiore prevenzione, trasparenza, efficienza e interventi correttivi, si propone di creare una nuova agenzia, la Financial Service Oversight Council, con compiti di analisi, raccolta dati e coordinamento. Si danno maggiori poteri di intervento alla Federal Riserve. Tutto ciò dovrebbe portare a un cambiamento e a una certa semplificazione delle leggi e dei regolamenti. Per esempio, gli hedge fund saranno equiparati alle banche e sottoposti alle stesse regole di controllo. Quello delle finanziarie è un problema da affrontare urgentemente anche in Italia.
Il documento e l’intento del presidente Obama sono certamente assai significativi. Ma in presenza di una crisi sistemica era lecito aspettarsi di più dal paese centro dello tsunami finanziario. A nostro modesto avviso è giusto snellire, semplificare, approntare misure correttive, ma necessita soprattutto una riflessione coraggiosa sul ruolo della finanza nell’economia mondiale.
Si riconosce per esempio che le cartolarizzazioni sono state usate per creare nuovi prodotti strutturati al fine di trasferire i rischi in modo quasi truffaldino, e che i prodotti derivati OTC hanno avuto un ruolo di “contagio” nel propagare la crisi sistemica. Però non se ne traggono le conseguenze fino in fondo perché si richiede di apportare modifiche migliorative e non risolutive. Ma c’è proprio bisogno dei derivati OTC in un’economia sana?
Tuttavia il presidente Obama ha fatto delle riflessioni importanti di economia politica e di etica. Ha affermato che: ”Negli anni recenti, innovatori finanziari, cercando nuovi margini di mercato, hanno prodotto una enorme quantità di nuovi e complessi strumenti finanziari. Ma questi schemi erano costruiti sulla sabbia… Siamo chiamati a riconoscere che il libero mercato è la forza generatrice più potente della nostra prosperità – ma non è la licenza di ignorare le conseguenze delle nostre azioni”.
Anche noi condividiamo la necessità di dare centralità alla società degli uomini con il loro lavoro e la loro economia e non alla finanza che vive per se stessa, o meglio per pochi grandi manovratori mondiali.
L’iniziativa americana fa giustizia della lentezza europea. L’Europa ha perso l’occasione per essere l’attore principale nella costruzione della nuova architettura finanziaria globale. Purtroppo anche il “global legal standard” di cui parla Tremonti arriverà dopo l’iniziativa degli USA!