E se sotto l’ombrellone, oltre ai gialli e alle riviste di gossip, gli italiani si fossero portati anche qualche testo di finanza per passare il Ferragosto? Lamberto Cardia, presidente della Consob, ne sarebbe felice perche’ in tema di risparmio gli italiani hanno bisogno di cultura finanziaria.
di M. Sironi
E se sotto l’ombrellone, oltre ai gialli e alle riviste di gossip, gli italiani si fossero portati anche qualche testo di finanza per passare il Ferragosto? Lamberto Cardia, presidente della Consob, ne sarebbe felice perche’ "le iniziative mirate di educazione finanziaria" – recita testualmente il suo discorso del 14 luglio all’Incontro Annuale con la comunita’ finanziaria - "sono diventate una priorita’ della Consob".
Oltre a preannunciare interventi in questa direzione, Cardia si augura per di piu’ coinvolgimenti dei cittadini "sin dalla piu’ giovane eta’". Ecco dunque i compiti delle vacanze per grandi e piccini che il presidente della Commissione ci assegna: meglio i fondi di investimento o le polizze, meglio le polizze o i CCT, meglio i CCT o i soldi sotto il materasso? Il problema esiste, ed anzi si fa sempre piu’ serio.
E’ di giovedi’ 7 agosto il dato di Assogestioni sull’ennesimo saldo negativo della raccolta fondi: in luglio il deflusso e’ stato di 13,5 miliardi, cioe’ 84 miliardi in totale nel 2008 a prosecuzione di un trend discendente iniziato nel 2006. E francamente, viste le performance dei nostri fondi comuni, non c’è da stupirsi.
Il fatto e’ che i risparmiatori fuggono dal risparmio gestito, spesso uscendone in perdita, attratti dal fascino di prodotti come le polizze vita e le obbligazioni bancarie che, "se non altro", assicurano il rimborso del capitale. Le obbligazioni bancarie, strutturate e non, hanno gia’ battuto i fondi nelle preferenze delle famiglie italiane, nove su cento delle quali le hanno messe in portafoglio, contro le sette su cento che optano per i fondi comuni.
Purtroppo, se gli capitasse di dover liquidare il suo investimento prima della scadenza, il risparmiatore scoprirebbe che l'unico acquirente possibile dei prodotti d'investimento bancari e’, con tutta probabilita’, quella stessa banca che quei prodotti gli ha venduto... e, ovviamente, il prezzo di riacquisto lo decide lei.
Poco cambia se si tratta di obbligazioni quotate, perche’ le quotazioni sul MOT – il mercato appositamente gestito da Borsa Italiana - sono sempre piu’ basse del prezzo di emissione, con sconti che vanno dal 5% al 15%.
A Cardia allora non resta che richiamare gli intermediari "ad una particolare diligenza nel proporre investimenti per i quali non sono disponibili mercati di scambio caratterizzati da adeguati livelli di liquidita’ e di trasparenza". E anche sulla trasparenza ci sarebbe da dire, specie in tema di polizze e obbligazioni strutturate (quelle cioe’ che pagano cedole legate all’andamento degli indici di Borsa, o delle valute, o dei tassi, o altri svariati parametri detti "sottostanti").
A fronte dell’impegno a pagare cedole tanto piu’ pingui quanto meglio performa il sottostante, i prezzi di emissione di questi prodotti complessi sono gravati da costi che arrivano fino al 9%. Né e’ semplice capirne le ragioni. L’abbondante documentazione fornita al momento della sottoscrizione e’ altrettanto complessa. Insomma, salvo fasi di boom – e purtroppo non la stiamo attraversando – e’ ben difficile che qualcuno si arricchisca con i prodotti strutturati.
Il Rapporto Annuale della Consob per il 2007 lo dice chiaramente: "Quasi il 75% delle obbligazioni bancarie, sia ordinarie che strutturate, hanno rendimenti a scadenza inferiori a quelli dei BTP di analoga vita residua". E questo sopratutto a causa del loro "mispricing", che in parole povere significa che le spese e le commissioni incidono troppo. Per fortuna i BTP e i titoli di Stato in genere sono ancora i piu’ amati dagli italiani, ed entrano nel portafoglio di tredici famiglie su cento. Peccato pero’ che le loro cedole riescano a malapena a battere l’inflazione (e figurarsi le obbligazioni e le polizze).
Allora: che fare? Studiare, confrontare, valutare, dice la Consob. Anche perche’ le capacita’ delle societa’ di rating - quelle cioe’ che danno il "voto" ad azioni e obbligazioni suggerendone l’acquisto o la vendita - "sono state messe in discussione a ragion veduta", sia per quanto diguarda i giudizi espressi, sia per la validita’ dei modelli di assegnazione dei voti, che possono "risultare distorti da conflitti di interesse". E' sempre Cardia a dirlo, nel citato discorso del 14 luglio. Insomma, si salvi chi sa.