Da CRITICA LIBERALE
riceviamo e volentieri pubblichiamo
Per qualche giorno su alcuni giornali italiani è stato in vigore un gioco tutto italiano del "tu sei d'accordo con il ministro del tesoro unico europeo?". E ovviamente la maggior parte delle persone che hanno partecipato al gioco ha risposto: "siiiii".
di Giovanni La Torre
Si è trattato di un tipico atteggiamento italiano di trasformare tutto in sfoggio di dichiarazioni meramente verbali cui poi non segue nulla in concreto, perché alle parole non corrispondono quasi mai intenzioni reali, e meno ancora "fatti".
Ricordo che nel periodo più nero della crisi del debito italiano, nel 2011 con l'allegra coppia Berlusconi – Tremonti al timone dell'Italia e con quest'ultimo che invocava la ciambella degli eurobond per non affogare, il ministro delle finanze tedesco Schauble rilasciò un'intervista a un giornale italiano (mi pare fosse La Stampa) nella quale disse, fra l'altro, che lui e la Merkel avevano più volte e in più occasioni in riunioni ufficiali proposto una maggiore integrazione fra i paesi dell'eurozona con una ulteriore cessione di sovranità, al fine di pervenire a una gestione comune delle finanze pubbliche, ma che avevano incontrato molta freddezza, per non dire netto rifiuto. E allora? Di che cianciavano i ministri dell'epoca?
Ma di che cianciano anche i ministri di oggi, con Renzi e Padoan in testa. Questi a parole ovviamente si sono detti d'accordo con l'idea del ministro del tesoro unico, e lo hanno anche scritto nel position paper inviato a Bruxelles nei giorni scorsi, ma sono certo che in cuor loro tutto vogliono tranne che questo. Avere un ministro unico dell'eurozona vuol dire cedere la maggior parte del portafoglio nazionale, altrimenti è impossibile fare una politica comune. E cedere il portafoglio vuol dire cedere la sovranità negli indirizzi da dare alla spesa pubblica, nella gestione degli appalti pubblici, nella gestione delle entrate tributarie. Una volta compiuto quel passo chi avrebbe poi il coraggio di dire alle Coop, a Comunione e Liberazione, alle grandi ditte che vivono sugli appalti pubblici, tutti soggetti prosperanti in un sistema ad alta corruzione, e il cui maggiore know how è quello di sapersi districare nei meandri e nei vicoli del traffico delle tangenti, che le gare non verranno più gestite in modo compiacente dagli italiani, come fatto finora, ma da soggetti europei? Chi avrebbe il coraggio di dire a partitini come quello di Alfano e Lupi, che vivono solo in quanto attaccati alla mammella della spesa pubblica, che quella mammella non sarebbe più italiana? Chi andrebbe a dire agli evasori incalliti, finora lusingati e lisciati da tutti i partiti, di destra, di sinistra e di centro, che le tasse le devono pagare? Chi andrebbe a dire ai corrotti, che fin qui hanno sorretto questa classe politica inetta e corrotta essa stessa, che devono restituire i maltolto e scontare in galera il loro ladrocinio? Chi andrebbe a dire ai vari sedicenti banchieri, che in questi anni hanno truffato la fede pubblica e ancora lo fanno, che le loro colpe vanno scontate anche in carcere e non solo patrimonialmente (quando mai dovessero pagare, su cui pure ho seri dubbi). Chi andrebbe a dire ai vari falsificatori di bilancio e truffatori dei piccoli azionisti che le loro colpe vanno scontate in carcere, e non assolte con le prescrizioni?
Perché avere un ministro delle finanze unico europeo vuol dire proprio questo, fare una seria lotta alla corruzione, all'evasione fiscale, al capitalismo truffaldino all'italiana, malattie endemiche della politica e dell'economia italiana, contro le quali nessun partito, e meno che mai quello odierno di Renzi, ha mai combattuto seriamente o abbia intenzione di farlo. E io sono certo che la Germania sarebbe la prima a dire di sì a un ministro delle finanze unico, ma solo se fatto seriamente e non con la riserva mentale che tanto noi italiani siamo bravi a far fessi il prossimo, e quindi faremmo fesso anche il futuro ministro unico. Solo dopo aver messo insieme tutte le cose di cui si è detto si potrà parlare di messa in comune dei rischi e dei debiti, ma prima sarebbe la solita via di fuga che penalizzerebbe tutti, compresi i paesi "salvati". E sarebbe l'ennesima "furbata" italiana in cui però, è ora che ce ne rendiamo conto, ormai non ci casca più nessuno.
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