Non provengono da Atene i pericoli che minacciano l'Europa. Le nostre istituzioni sono "dominate" dai comportamenti delle banche, e lontanissime dalle esigenze dei cittadini e dei singoli paesi.
di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)
e Paolo Raimondi, Economista
La BCE non ha abbassato i tassi di interesse ma ha fatto sapere che emetterà tutta la liquidità necessaria per sostenere il sistema bancario europeo. Scendere sotto l'attuale 1%, come ha fatto da tempo la Federal Reserve americana, non affronta i problemi di fondo della crisi, visto che il credito continua a non affluire a tassi di interesse contenuti verso il sistema produttivo e le famiglie.
Tutte le nostre istituzioni europee, sia politiche che monetarie, sono state purtroppo fin dall'inizio della crisi finanziaria, ossessionate e "dominate" dai comportamenti delle banche e non dalle esigenze dei cittadini e dei singoli paesi.
E' evidente quindi la persistenza di tutti i meccanismi che hanno determinato la crisi sistemica. Si pensi non solo alle perdite della JP Morgan e ai 23 milairdi di euro necessari solo per il salvataggio della Bankia spagnola ma anche alle diffuse difficoltà nei settori bancari europei e nord americani.
In Europa recentemente sono iniziate delle consultazioni ad alto livello anche con la massima dirigenza della Bce per affrontare i più importanti nodi politici, fiscali e monetari aperti intorno all'euro. Si vorrebbe andare verso un sistema di garanzie per i depositi presso le banche europee e verso la creazione di un fondo per affrontare e risolvere possibili fallimenti bancari.
Si tratta di idee "prese a prestito" dalla grande riforma bancaria a suo tempo decisa dal presidente Franklin D. Roosevelt negli Usa. C'è una grande differenza: allora quella riforma fu decisa da un esecutivo centrale forte, oggi invece in Europa le istituzioni che ne discutono sembrano essere più centri studi che organi decisionali.
Nel suo discorso inaugurale del 1933, il presidente americano affrontò di petto i problemi della crisi bancaria, e poi economica, che dal '29 avevano trascinato gli Stati Uniti nella Grande Depressione. "Occorre una severa revisione di tutti i crediti e degli investimenti bancari, la fine della speculazione con i soldi degli altri e deve essere preso un provvedimento per creare una moneta solida.", allora annunciò alla nazione il presidente americano. Era il 4 marzo.
Il 5 marzo, cioè il giorno dopo, indisse una "National Bank Holiday" e tutte le banche vennero chiuse per parecchi giorni ed i loro bilanci controllati. Le operazioni e i titoli speculativi vennero distinti dalle attività utili al sistema economico. Il successivo 9 marzo Roosevelt presentò al Congresso una "Legge bancaria d'emergenza" che venne approvata lo stesso giorno! Essa rendeva possibile anche delle ristrutturazioni fallimentari con la cancellazione delle esposizioni speculative delle banche.
Non furono ovviamente rose e fiori, ma il pacchetto di interventi ed i tempi di attuazione interpretarono bene lo stato di emergenza. Anzitutto fu creata e applicata la legge Glass-Steagall che separava le banche commerciali da quelle di investimento con il divieto di utilizzo dei risparmi dei cittadini per operazioni fatte nell'interesse delle banche.
Fu inoltre creata la Federal Deposits Insurance Corporation, a cui oggi l'Europa vorrebbe ispirarsi, che dava la garanzia dello Stato ai risparmi delle famiglie e dei privati. Venne riorganizzata la Reconstruction Finance Corporation, istituzione statale fino ad allora utilizzata per il salvataggio delle banche decotte, e trasformata in una specie di fondo di sviluppo per l'emissione a lungo termine di crediti per la "ripresa economica", per gli investimenti in infrastrutture e per la creazione di posti di lavoro.
Purtroppo queste tre le riforme roseeveltiane sono state ignorate da tutti nei passati 4 anni. Anche il presidente Obama, anziché preoccuparsi solo per la tenuta dell'euro e per il rischio di contagio della crisi europea, dovrebbe fare tesoro di quella esperienza. Anche l'Europa ha seguito le orme dei cugini americani e non è affatto intervenuta sulle cause vere della crisi finanziaria globale anche quando è esplosa la questione dei debiti sovrani.
Al contrario, Europa e Stati Uniti ancora oggi vogliono salvare le banche. Tutte le banche, così come sono, con i loro bilanci pieni di titoli tossici e con le montagne di derivati Otc nascoste fuori bilancio! Questa è la vera ragione per cui, nonostante siano stati usati 3.500 miliardi di euro a sostegno del sistema bancario europeo, esso è sempre più esposto ai venti di crisi.
Questa è la verità che non si vuole ne dire ne tanto meno affrontare. Si rischia così che ogni proposta sia interpretata dal sistema bancario come un ulteriore avallo a operare come si è sempre fatto. Sono questi i nodi che, a nostro avviso, andrebbero sciolti. La sede più idonea potrebbe essere il summit del G20 che si terrà prossimamente in Mexico. Per l'Europa potrebbe essere l'occasione per una vera proposta unitaria e per un ruolo da protagonista, anche rispetto agli Stati Uniti.