NO DEI SINDACATI ITALIANI ALLA SCELTA DEL CONSIGLIO DI STATO TICINESE
Il Consiglio di Stato ticinese ha deciso di "congelare" il 50 % dei ristorni delle imposte alla fonte versate dai frontalieri italiani in Canton Ticino; della quota di 55 milioni di franchi (all'incirca 44 milioni di euro) quindi verrà versata all'Italia solo la metà .
Il Consiglio di Stato si è impegnato a liberare la trattenuta non appena i Governi svizzero ed italiano daranno vita al negoziato.
Se da un lato le motivazioni che stanno alla base del clamoroso atto sono ben conosciute e condivise, le organizzazioni sindacali italiane sono nettamente contrarie ai contenuti e alle modalità della decisione.
La stessa Presidente della Confederazione Elvetica Micheline Calmy-Rey nei giorni scorsi aveva affermato che "sospendere i riversamenti non è opportuno".
La necessità di riavviare i contatti tra i Governi svizzero e italiano non può più essere rimandata; è urgente che si riallaccino i rapporti in modo da definire in maniera bilaterale nuovi accordi per evitare la doppia imposizione, accordi che la Svizzera ha già firmato con numerosi Paesi, ad esclusione dell'Italia.
Utilizzare i frontalieri come "oggetto di scambio" per dirimere questioni ben più complesse non è corretto. Le conseguenze di questo atto sono gravissime per tutti i Comuni di frontiera italiani, specialmente per i più piccoli, che sarebbero costretti a ridimensionare in maniera totale o parziale tutti i servizi alla popolazione.
Le organizzazioni sindacali italiane quindi chiedono con forza che si dia continuità alle mozioni approvate alla Camera dei Deputati nelle settimane scorse, volte appunto ad una normalizzazione dei rapporti tra Italia e Svizzera; inoltre chiedono al Consiglio Federale svizzero di intervenire immediatamente per il rispetto di una Convenzione bilaterale sottoscritta tra due Stati sovrani.
Claudio Pozzetti, Gianmarco Gilardoni e Pancrazio Raimondo