Noi del PD siamo a favore del decreto che autorizza il prestito ponte di 300 milioni ad Alitalia, ma...
di Luigi Zanda *)
È per senso di responsabilità nei confronti dei lavoratori di Alitalia che il Partito Democratico vota a favore del decreto.
Al presidente Berlusconi chiedo di parlare di lealtà e franchezza più che di garbo e gentilezza perché finora sul caso Alitalia non abbiamo ascoltato nessuna franca analisi delle ragioni della crisi e nessun chiaro progetto per il futuro. La crisi Alitalia viene dalle degenerazioni che negli anni ′80 e ′90 hanno caratterizzato la nostra industria di Stato.
Ma la data che segna il passaggio a una difficoltà drammatica è l'11 settembre 2001 quando governi e compagnie aeree hanno aperto gli occhi. Chi ha capito ha preso le contromisure. Chi non ha capito ne ha subito le conseguenze. In Italia, chi ha governato dal 2001 al 2006, ha proseguito la politica del ripianamento delle perdite di Alitalia. Ha sprecato l'occasione di rendere operativo l'unico progetto possibile, creare una holding con Air France e Klm, procedendo alla privatizzazione.
Ma niente privatizzazione, solo continua e progressiva perdita di pezzi di mercato e, per il vincolo europeo, impossibilità di continuare a ripianare le perdite. Tralascio il gravissimo danno provocato dalla dissennata politica che ha visto svilupparsi sull'intero territorio nazionale ben 100 aeroporti che sembrano essere stati fatti crescere apposta per rendere ancor più irrazionale il traffico aereo italiano.
Con franchezza bisognerebbe inoltre valutare il ruolo che Berlusconi ha assegnato a Bruno Ermolli promotore, per procura privata, della 'cordata' italiana tanto annunciata ma che ancora non c'è. Fa molto effetto la disinvoltura con la quale Ermolli ha svolto il suo incarico e la tranquillità con cui ha portato avanti rilevanti iniziative nei confronti di Alitalia, fa effetto se la si confronta con il rumore che a suo tempo il centrodestra sollevò nei confronti di Angelo Rovati per fatti rivelatisi inesistenti.
Il prestito ponte di 300 milioni può avere un senso soltanto se serve a consentire ad Alitalia di sopravvivere il tempo necessario ad avviare e mettere a regime un nuovo progetto di ristrutturazione e rilancio solido e convincente, la cui responsabilità venga assunta da un qualificato azionista del settore dell'aeronautica civile, un azionista capace di pilotare la compagnia fuori dalla crisi. Per noi questo azionista era Air France. Ma il centro destra, capeggiato da Silvio Berlusconi, ha boicottato le trattative per poi, dopo aver vinto le elezioni, balbettare sugli approdi cui Alitalia dovrebbe essere condotta. A questo punto chiediamo che sul futuro di Alitalia il ministro Tremonti venga al più presto a riferire in Senato.
*) Vicepresidente dei senatori del Partito democratico